venerdì, Aprile 19, 2024
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Il terreno montano è soggetto a continui e naturali dissesti che ne modificano l’aspetto

350 milioni contro il dissesto

Il terreno montano è soggetto a continui e naturali dissesti che ne modificano l’aspetto. Spesso questi movimenti geologici vengono stottovalutati e periodicamente assistiamo a catastrofi che, col senno di poi, vengo definite «annunciate». Nel comune di Capovalle un esempio di come la convivenza fra uomo e territorio possa essere possibile, e la montagna «educata» con metodi poco invasivi, prevedendo le situazioni di rischio. Ha come punti salienti il monte Manos a sud, il Castello di Zumio a nord-ovest ed il valico di S. Rocco ad ovest. Le acque che scorrono sono quelle del rio Vantone, che drena una notevole porzione del bacino sinistro del lago d’Idro. Le sue pareti sono ripide e impervie. È la Valle di Pù, da tempo sotto l’osservazione di occhi esperti che hanno valutato il pericolo di dissesti idrogeologici. Fra i rischi rilevati lo smottamento causato dalle acque raccolte dalla Sp 58, che congiunge Idro a Capovalle, ma anche la naturale erosione dell’acqua che favorisce frane pericolose e la presenza di tronchi divelti che potrebbero formare effimeri sbarramenti, pronti a cedere e causare danni. Per evitare guai, in questi casi, la parola d’ordine è «prevenzione». Il Consiglio direttivo della Comunità montana valsabbina, nei giorni scorsi, ha approvato il progetto definitivo che impegna quasi 350 milioni per i lavori di sistemazione dell’area. Presto la gara d’appalto, poi gli interventi, previsti entro pochi mesi. Gran parte dei lavori verranno eseguiti con le tecniche dell’ingegneria naturalistica, utilizzando materiali presenti in loco. Scelta quest’ultima che, oltre a garantire il rispetto dell’ambiente, meglio si presta ad essere sopportata dai terreni cedevoli: una «briglia» in legname è più leggera di una in calcestruzzo ed è relativamente più semplice da «ancorare», palizzate «rinverdenti» assicurano stabilità duratura ai versanti. Non mancano interventi da effettuare con gabbioni e cemento, ma anche in questi casi è prevista la dovuta attenzione al territorio e le opere in muratura verranno rivestite con pietra. Particolarmente soddisfatto del provvedimento Lucilio Lombardi, sindaco di Capovalle, che è stato fra i primi a segnalare la necessità di intervenire. In Valsabbia la montagna viene quindi «curata» con criterio, ma anche velocemente: «Grazie alla Legge della Regionale n. 11 siamo riusciti ad avere i finanziamenti ad ottobre dello scorso anno – ha affermato Santino Campagnoli, assessore comunitario ai Lavori pubblici -. In meno di tre mesi abbiamo elaborato il progetto preliminare ed approvato quello esecutivo. Non capita spesso di riuscire a fare così alla svelta».

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