Ad Arco tre dipinti di Segantini

01/07/2017 in Cultura
Di Redazione

«La natu­ra di lep­re e frut­ta» (cm 26,5 x 100,5), «La natu­ra di pesce e ver­du­ra» (cm 20 x 95,5) e «La natu­ra di cac­cia­gione e frut­ta» (cm 21 x 94,5), tut­ti datati tra il 1879 e il 1880 e siglati in bas­so a sin­is­tra con il mono­gram­ma intrec­cia­to «GS». Sono le tre nature morte di Gio­van­ni Segan­ti­ni, un trit­ti­co di olii su lamiera di zin­co, acquis­ta­ti dal Comune di Arco per 100 mila euro, cifra che com­prende anche il presti­to in depos­i­to fino al 2020 di altri due dip­in­ti: «Pae­sag­gio bri­anteo» (1884/85, olio su tavola, cm 24,8 x 35) e «Pul­ci­ni nel­l’a­ia» (1883/85, olio su tela, cm. 43 x 70).

La mas­si­ma esper­ta mon­di­ale di Segan­ti­ni, Annie-Paule Quin­sac, nel suo cele­bre Cat­a­l­o­go gen­erale definisce i tre dip­in­ti «inseg­ne», in virtù spe­cial­mente del sup­por­to, la lamiera di zin­co. Incor­ni­ciati sep­a­rata­mente, pre­sum­i­bil­mente negli anni Ses­san­ta, all’o­rig­ine furono con ogni prob­a­bil­ità inseg­ne di un eser­cizio com­mer­ciale, real­iz­zate dal pit­tore arcense in epoca gio­vanile, quan­do anco­ra non era diven­ta­to il mae­stro del Divi­sion­is­mo, noto e ammi­ra­to in tut­to il mon­do. Il trit­ti­co proviene da una collezione pri­va­ta di Tren­to, la stes­sa che ha con­ces­so in depos­i­to gli altri due dip­in­ti, del quale il Comune di Arco, d’in­te­sa con il Alto Gar­da, val­uterà l’ac­quis­to. I tre dip­in­ti, in ottime con­dizioni di con­ser­vazione, saran­no esposti prossi­ma­mente nel­la gal­le­ria civi­ca «Gio­van­ni Segan­ti­ni», sede arcense del Mag, che ospi­ta un’e­s­po­sizione per­ma­nente ded­i­ca­ta all’il­lus­tre concit­tadi­no, dal tito­lo «Segan­ti­ni e Arco», nel­la quale si trovano già due dip­in­ti (il cele­bre «Autori­trat­to all’età di ven­t’an­ni», 1879–1880, olio su tela, 35 x 26 cm; e «Tes­ta di vac­ca», 1892, olio su tela, 55 x 68 cm) e un dis­eg­no («Madre che lava il bam­bi­no», 1886–1887, mati­ta su car­ta, 195 x 150 mm) di pro­pri­età del Comune di Arco, più altre sette opere: due da una collezione pri­va­ta in depos­i­to al Mag, «Tes­ta di vec­chio» (1882–1883, olio su tavola, 55 x 38 cm) e «L’o­ra mes­ta» (1892, olio su tela, 45,5 x 83 cm); due del­la Provin­cia di Tren­to, un quader­no di schizzi e «Larice. Stu­dio per gli alberi alla destra de La vita» (1897, mati­ta su car­ton­ci­no ocra, 453 x 277 mm); e tre del Mart, «Il cam­pa­naro» (1879–1880, olio su tela, 140 x 70 cm), «Natu­ra mor­ta con cac­cia­gione» (1880–1881, olio su tela, 53 x 78 cm) e «Orten­sie» (1880–1882, olio su tela, 50,5 x 100,5 cm, quest’ul­ti­mo in depos­i­to dal­la Fon­dazione Cas­sa di Risparmio di Tren­to e Rovere­to).

L’e­s­po­sizione avrà lo scopo di ren­dere con­to alla cit­tad­i­nan­za del­l’in­ves­ti­men­to effet­tua­to, per il quale va det­to che pri­ma di pro­cedere, il Comune di Arco ha com­mis­sion­a­to una sti­ma a Paul Nicholls di Milano, per­i­to ed esper­to in dip­in­ti del­l’Ot­to­cen­to, che ha val­u­ta­to le tre opere per 40–45 mila euro ognuna (quin­di nel com­p­lesso da 120 a 135 mila euro, più di quan­to paga­to).

«La val­oriz­zazione di Segan­ti­ni è un pun­to pre­ciso del nos­tro pro­gram­ma di gov­er­no – ha spie­ga­to il sin­da­co Alessan­dro Bet­ta alla con­feren­za stam­pa di pre­sen­tazione, nel­la mat­ti­na di ven­erdì 30 giug­no in gal­le­ria civi­ca, pre­sen­ti anche l’asses­sore alla cul­tura Ste­fano Miori, il pres­i­dente del Con­siglio comu­nale Flavio Tam­buri­ni, il respon­s­abile del Mag Gian­ni Pel­le­gri­ni, il coman­dante del Cor­po di Alto Gar­da e Ledro Mar­co D’Ar­can­ge­lo e alcu­ni con­siglieri comu­nali – in quan­to si trat­ta di un nos­tro concit­tadi­no che ha assun­to un’im­por­tan­za mon­di­ale, come uno dei mas­si­mi pit­tori di tut­ti i tem­pi. Chiaro che l’Am­min­is­trazione comu­nale non può per­me­t­ter­si di acquistare i quadri più cele­bri, il loro cos­to è proibiti­vo, ma assieme al Mag e al Mart cer­chi­amo di fare acquisti mirati che ci con­sen­tano di accred­itar­ci tra gli appas­sion­ati e gli esper­ti di tut­to il mon­do, e questo investen­do in modo ocu­la­to risorse pub­bliche, dato che acquistare un Segan­ti­ni, oltre che scelta cul­tur­ale, è anche un otti­mo inves­ti­men­to eco­nom­i­co. L’ac­quis­to di tre questi quadri e la disponi­bil­ità degli altri due è un bel­lis­si­mo risul­ta­to, al quale abbi­amo lavo­ra­to lunga­mente, assieme al Mag e al Mart».

«Va bene orga­niz­zare even­ti – ha det­to l’asses­sore Ste­fano Miori – ma occorre anche costru­ire qual­cosa di strut­tura­to che abbia sostan­za, e questo si fa acqui­s­tan­do opere. Il nos­tro “Autori­trat­to all’età di ven­t’an­ni” ci viene richiesto alle più impor­tan­ti mostre ital­iane ed estere, e dap­per­tut­to viene espos­to con la scrit­ta “Comune di Arco”. Qual­cosa che dà un’enorme vis­i­bil­ità pres­so il pub­bli­co e che ci accred­i­ta pres­so enti e collezion­isti, ren­den­do­ci inter­locu­tori priv­i­le­giati quan­do si trat­terà di orga­niz­zare altre espo­sizioni e andremo a chiedere in presti­to opere impor­tan­ti, dif­fi­cilis­sime da ottenere. Quel­li che abbi­amo acquis­ta­to sono opere minori, ma di grande inter­esse, specie per il Mag e per la nos­tra gal­le­ria civi­ca, che sono cen­tri cul­tur­ali e di stu­dio».

«Ques­ta acqui­sizione è il gius­to esi­to del­la grande espo­sizione del 2008 – ha det­to il respon­s­abile del Mag Gian­ni Pel­le­gri­ni – che abbi­amo ded­i­ca­to a Segan­ti­ni in occa­sione delle cel­e­brazioni per il 150° anniver­sario del­la nasci­ta, e a cui è segui­ta una pro­gres­si­va vira­ta del Mag ver­so il pit­tore arcense, che recen­te­mente si è con­cretiz­za­ta nel­l’in­ter­ven­to sul­la gal­le­ria civi­ca di Arco, con spazi e impianti adat­tati a un asset­to muse­ale, oppure con la real­iz­zazione del­la col­lana di stu­di “Segan­tini­ana”. E ora con queste acqui­sizioni. Ma siamo solo all’inizio: il Mag sem­pre più diven­terà un cen­tro di stu­dio su Segan­ti­ni, noto e accred­i­ta­to a liv­el­lo mon­di­ale, e anche Arco sem­pre più sarà la cit­tà di Segan­ti­ni, ad esem­pio con un per­cor­so segan­tini­ano al quale già sti­amo pen­san­do».

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