sabato, Aprile 20, 2024
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Così le acque hanno modificato il territorio

Adige: Una lunga storia segnata dalle piene

Piene ed inondazioni hanno una lunga storia nel Basso veronese. Gianni Sambugaro, che oltre ad essere un tecnico è anche uno storico dell’idraulica veronese, ne ha infatti nei suoi libri censite, solo negli ultimi 6 secoli, centinaia. «Fra il 1300 ed il 1796», racconta, «ci sono notizie di almeno cento piene rilevanti dell’Adige fra le quali le più importanti sono probabilmente le due verificatesi nel 1436. Piene in seguito alle quali si ruppero gli argini del fiume le cui acque crearono due nuovi corsi d’acqua, il Castagnaro ed il Malopera. Diversivi, così si chiamano tecnicamente, che finirono entrambi nel Tartaro il quale, non potendo contenerne le acque, tracimò creando la palude delle Valli Grandi». «Nel 1868 invece l’Adige ruppe a Legnago con conseguenze devastanti e nel 1882 provocò inondazioni che coprirono tutta la pianura sino al Po. A lungo poi si registrarono piene di grosse proporzioni. Nel 1926, nel 1928 (quella volta l’acqua arrivò ad un livello più alto di quello del 1882 ma con effetti molto minori visto che ci furono fontanazzi ma che gli argini tennero), nel ’32, nel ’36, nel ’44, nel ’51, nel ’52, nel ’56, nel ’66 (quando l’Adige creò grandi danni dal Trentino sino alle porte di Verona e quando ci fu l’alluvione di Firenze causata dall’Arno), nel ’72, nel ’76, nell’82 e nell’86». «Dal 1954 in poi una maggiore protezione venne però dall’innalzamento degli argini, i quali sono attualmente insormontabili ma strutturalmente fragili e quindi bisognosi di una costante manutenzione per evitare il pericolo che si creino fontanazzi, così come dal ’68 all’86 contribuì alla sicurezza a sud di Verona la galleria del Garda». Se il fiume più importante che scorre nella Bassa da qualche tempo sembra avere concesso una tregua, non altrettanto hanno però fatto, e recentemente, altri corsi d’acqua. «Nel ’92», continua infatti Sambugaro, «è successo davvero di tutto. Hanno rotto gli argini il Chiampo, l’Illasi e l’Aldegà allagando campi, case e strade e procurando scompensi anche nel Basso veronese, e, a causa di precipitazioni autunnali intense e concentrate, si sono inoltre registrati problemi anche per altri fiumi». Al di là degli allagamenti, che sono avvenuti in varie aree della Bassa, quell’anno si sono registrate infatti infiltrazioni anche in fiumi come il Guà o la Fratta. (lu.fi.)

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