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Bufera tra gli azionisti veronesi della Catullo sullo scorporo di Montichiari: ma intanto le operazioni per la costituzione della D’Annunzio Spa vanno avanti

Aeroporto di Brescia: venti di guerre!

Bufera tra gli azionisti veronesi della Catullo sullo scorporo di Montichiari: ma intanto le operazioni per la costituzione della D’Annunzio Spa vanno avanti. «Stiamo lavorando- rassicura Franco Bettoni, presidente della Camera di commercio – per dar vita alla società di gestione, che avrà secondo i patti un vertice bresciano: la D’Annunzio sarà costituita entro luglio e sarà pienamente operativa da settembre». Lo scontro è esploso la scorsa settimana in assemblea, ma i suoi strascichi hanno occupato anche i giorni seguenti, toccando l’acme con la minaccia di querela del presidente uscente della Catullo, Massimo Ferro, nei confronti del sindaco di Verona, Michela Sironi. Come abbiamo riferito nell’edizione di venerdì, il Comune di Verona, nella persona dell’assessore Luca Darbi, in assemblea ha votato contro il bilancio della Catullo Spa e lo scorporo del ramo d’azienda di Montichiari. Un fulmine a ciel sereno per Massimo Ferro, che si apprestava a lasciare il vertice della società al neopresidente Fernando Sanson, tanto più che i due consiglieri rappresentanti del Comune in seno al Cda della Catullo, Bianchi e Cavalleri, hanno sempre sottoscritto tutte le decisioni della società. A dar manforte all’assessore Darbi nei giorni successivi si è mosso lo stesso sindaco di Verona sulla base di una valutazione del bilancio della Catullo espressa dal consulente del Comune veronese. Se Massimo Ferro, secondo quanto annunciato alla stampa, sta preparando un’azione legale a tutela del suo operato, sconcerto e sorpresa è espressa anche dai bresciani che hanno preso parte all’assemblea. «Siamo stati molto meravigliati – afferma l’assessore provinciale ai Trasporti, Vigilio Bettinsoli – dei rilievi mossi allo scorporo di Montichiari. La valutazione di 28 miliardi è il frutto di una perizia giurata davanti al tribunale ed il bilancio è passato al vaglio di una società di revisione come l’Arthur Andersen». Tra i principali rilievi mossi dai rappresentanti del Comune di Verona vi è infatti quello relativo al valore dello scalo bresciano, per il quale non è stato considerato l’avviamento; ma si contesta anche il sì alla richiesta bresciana di stornare l’ultima tranche del finanziamento (5 dei 15 miliardi complessivi), tramutando quello che doveva essere un versamento in conto capitale (e quindi a fondo perduto) in quota di capitale (la dotazione iniziale della D’Annunzio sarà appunto di 33 miliardi, 28 del valore di perizia più 5 della terza rata pagata da Camera di commercio e Provincia di Brescia). Pensare ad un sovrapprezzo di avviamento per uno scalo che ha chiuso il primo anno di gestione con un rosso di 8,4 miliardi è, secondo il presidente uscente Ferro, pretesa del tutto fuori luogo. Questo valore piuttosto sarà possibile recuperarlo quando la Catullo ridurrà la propria quota dall’85 al 58% (mantenendo peraltro saldamente il controllo), attraverso il sovrapprezzo che sarà applicato alle azioni. Sotto questo aspetto i bresciani si sono tuttavia cautelati, ottenendo un’opzione che consentirà loro di partecipare all’aumento di capitale mantenendo i vecchi prezzi delle azioni. Se la preoccupazione di Verona è che, soprattutto con l’arrivo di un partner tecnico (sia la Sea come la Sabco), Montichiari diventi un temibile concorrente, spostando l’asse verso Milano, i paletti posti dalla Catullo sono ben fermi. Montichiari servirà piuttosto ad assorbire i voli cargo, i charter, i voli low cost (a tariffe stracciate) che Villafranca non è in grado di accogliere, fungendo anche da preziosa supplenza, come lo è stato nei tre mesi di rifacimento della pista e domenica, in occasione del disinnesco della bomba a Verona (30 voli sono stati salvati grazie allo spostamento al D’Annunzio). Per Montichiari e Villafranca, dunque, due ruoli diversi, che contribuiranno insieme alla crescita del sistema. E le infuocate polemiche di oggi? Difficile capirne il senso, a meno che – come qualcuno ha maliziosamente ipotizzato – non dipenda tutto da una corsa alla presidenza, toccata alla fine – com’è noto – alla Camera di commercio veronese. Bufera tra gli azionisti veronesi della Catullo sullo scorporo di Montichiari: ma intanto le operazioni per la costituzione della D’Annunzio Spa vanno avanti. «Stiamo lavorando- rassicura Franco Bettoni, presidente della Camera di commercio – per dar vita alla società di gestione, che avrà secondo i patti un vertice bresciano: la D’Annunzio sarà costituita entro luglio e sarà pienamente operativa da settembre». Lo scontro è esploso la scorsa settimana in assemblea, ma i suoi strascichi hanno occupato anche i giorni seguenti, toccando l’acme con la minaccia di querela del presidente uscente della Catullo, Massimo Ferro, nei confronti del sindaco di Verona, Michela Sironi. Come abbiamo riferito nell’edizione di venerdì, il Comune di Verona, nella persona dell’assessore Luca Darbi, in assemblea ha votato contro il bilancio della Catullo Spa e lo scorporo del ramo d’azienda di Montichiari. Un fulmine a ciel sereno per Massimo Ferro, che si apprestava a lasciare il vertice della società al neopresidente Fernando Sanson, tanto più che i due consiglieri rappresentanti del Comune in seno al Cda della Catullo, Bianchi e Cavalleri, hanno sempre sottoscritto tutte le decisioni della società. A dar manforte all’assessore Darbi nei giorni successivi si è mosso lo stesso sindaco di Verona sulla base di una valutazione del bilancio della Catullo espressa dal consulente del Comune veronese. Se Massimo Ferro, secondo quanto annunciato alla stampa, sta preparando un’azione legale a tutela del suo operato, sconcerto e sorpresa è espressa anche dai bresciani che hanno preso parte all’assemblea. «Siamo stati molto meravigliati – afferma l’assessore provinciale ai Trasporti, Vigilio Bettinsoli – dei rilievi mossi allo scorporo di Montichiari. La valutazione di 28 miliardi è il frutto di una perizia giurata davanti al tribunale ed il bilancio è passato al vaglio di una società di revisione come l’Arthur Andersen». Tra i principali rilievi mossi dai rappresentanti del Comune di Verona vi è infatti quello relativo al valore dello scalo bresciano, per il quale non è stato considerato l’avviamento; ma si contesta anche il sì alla richiesta bresciana di stornare l’ultima tranche del finanziamento (5 dei 15 miliardi complessivi), tramutando quello che doveva essere un versamento in conto capitale (e quindi a fondo perduto) in quota di capitale (la dotazione iniziale della D’Annunzio sarà appunto di 33 miliardi, 28 del valore di perizia più 5 della terza rata pagata da Camera di commercio e Provincia di Brescia). Pensare ad un sovrapprezzo di avviamento per uno scalo che ha chiuso il primo anno di gestione con un rosso di 8,4 miliardi è, secondo il presidente uscente Ferro, pretesa del tutto fuori luogo. Questo valore piuttosto sarà possibile recuperarlo quando la Catullo ridurrà la propria quota dall’85 al 58% (mantenendo peraltro saldamente il controllo), attraverso il sovrapprezzo che sarà applicato alle azioni. Sotto questo aspetto i bresciani si sono tuttavia cautelati, ottenendo un’opzione che consentirà loro di partecipare all’aumento di capitale mantenendo i vecchi prezzi delle azioni. Se la preoccupazione di Verona è che, soprattutto con l’arrivo di un partner tecnico (sia la Sea come la Sabco), Montichiari diventi un temibile concorrente, spostando l’asse verso Milano, i paletti posti dalla Catullo sono ben fermi. Montichiari servirà piuttosto ad assorbire i voli cargo, i charter, i voli low cost (a tariffe stracciate) che Villafranca non è in grado di accogliere, fungendo anche da preziosa supplenza, come lo è stato nei tre mesi di rifacimento della pista e domenica, in occasione del disinnesco della bomba a Verona (30 voli sono stati salvati grazie allo spostamento al D’Annunzio). Per Montichiari e Villafranca, dunque, due ruoli diversi, che contribuiranno insieme alla crescita del sistema. E le infuocate polemiche di oggi? Difficile capirne il senso, a meno che – come qualcuno ha maliziosamente ipotizzato – non dipenda tutto da una corsa alla presidenza, toccata alla fine – com’è noto – alla Camera di commercio veronese.

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