La struttura scolastica inaugurata nel 2004 è stata realizzata sottostimando la crescita della domanda
Agli alunni il Bazoli va stretto. Genitori sul piede di guerra
Gennaio 2004: si inaugura in pompa magna la nuova sede in via Giotto dell’istituto tecnico commerciale e per il turismo «Bazoli». Ottobre 2007, neppure tre anni e mezzo dopo l’edificio già scoppia: le aule non bastano più a contenere l’enorme afflusso di iscritti nell’unico istituto professionale del basso Garda e del suo hinterland, tanto che tre classi (per ora, ma il loro numero è destinato ad aumentare) – la terza C »contabile», la terza A e la terza B «grafico» – sono costrette a traslocare di giorno in giorno in qualche aula nel frattempo libera per fare lezione.EVIDENTEMENTE i progettisti e la Provincia, proprietaria della scuola, non hanno tenuto conto del trend di crescita che il Bazoli avrebbe conosciuto e, soprattutto, non hanno osservato la semplice logica di realizzare un numero di classi adeguato al tasso naturale di crescita della popolazione scolastisca, in una provincia dove il tasso d’immigrazione è crescita massiccia da almeno dieci anni. Adesso la situazione è davvero problematica e gli alunni con le loro famiglie sono sul piede di guerra. Il preside Giorgio Montanari, che dirige con passione il Bazoli da diversi anni, da tempo ha esposto ai vertici del Broletto la carenza di aule e le difficoltà in cui vengono a trovarsi i ragazzi e i docenti. Ne è seguito un sopralluogo dei tecnici che avrebbero individuato un’area vicino alla palestra dove poter realizzare alcune aule. L’assessore alla Pubblica istruzione di Desenzano, Emanuele Giustacchini, conferma l’incontro e sottolinea la sua presa di posizione con la Provincia. Ma sono noti i tempi necessari per progettare un’opera pubblica, indire la gara di appalto, assegnare i lavori e, infine, cominciarli. Sicuramente, l’anno scolastico presente passerà farcito degli attuali disagi.UN GRUPPO DI GENITORI lancia un appello a tutte le famiglie degli alunni del Bazoli affinché facciano quadrato attorno al problema che — anche se attualmente limitato a tre classi — potrebbe degenerare. Un appello che affidano ad una lettera in cui ricordano come «Le aule sono insufficienti per accogliere tutte le classi tanto che, in questi ultimi anni scolastici, sono stati chiusi anche due laboratori, uno di scienze ed uno linguistico, per far posto alle classi. In futuro non possono più chiudere altri laboratori perché questa è una scuola tecnico-professionale ‑proseguono i genitori -: il dirigente scolastico ha già rappresentato alla Provincia la situazione ma riteniamo che anche le famiglie debbano farsi carico del problema, perché non si sa a quali classi possano toccare i disagi nei prossimi anni: oggi sono tre, ma la popolazione della zona è in crescita». I genitori firmatari — Rosanna Langella, Nives Dossi, Laura Marini e Ines Benazzi — chiedono una più ampia mobilitazione.
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