giovedì, Aprile 25, 2024
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Salò e Gardone Riviera danno il via a una campagna di lavori per mettere in sicurezza il corso d’acqua. Il torrente verrà risanato con risorse per oltre un milione di euro

Al capezzale del Barbarano

Un milione e 291 milioni di euro, due miliardi e mezzo di vecchie lire, è la cifra stanziata dalla Regione Lombardia per la sistemazione della valle del torrente Barbarano, dove un tempo lavoravano mugnai, fabbri, falegnami, eccetera, e che i comuni di Gardone Riviera e di Salò spenderanno congiuntamente. Il 52% dei lavori riguarda la prima località, il 48% quest’ultima. Ottenuto il finanziamento, in questi giorni è stato approvato il progetto preliminare predisposto dall’ingegner Giuseppe Giustacchini di Brescia (870 mila euro per opere a base d’asta e 421 mila a disposizione). «L’intesa stipulata con Salò ha individuato le zone interessate alla sistemazione idrogeologica – spiega il sindaco di Gardone Riviera, Alessandro Bazzani-. Vanno dalla confluenza della valle Nizzola a cascina Foll, dai torrenti Poiano e Buelino fino alla loro confluenza, sul torrente Barbarano a nord dei ponti Selva, Ferdinando e nei pressi delle case Fontane. Il comune di Salò interverrà da Serniga al vecchio maglio, inclusa la zona di Banale e la frana di Morgnaga. Le frane di Serniga e di Segazzine dovranno essere costantemente monitorate, per vedere come si evolve il movimento. Da ultimo le sistemazioni dal vecchio maglio di Bruzzo sino alla foce. I lavori devono iniziare entro la fine del 2004, ma noi speriamo che in tempi più celeri». Il torrente Barbarano, che scarica a lago, ha sempre provocato guai. E le piogge autunnali finiscono per tenere in apprensione le famiglie. Dopo l’alluvione dello settembre ’98 si sono spesi circa cento milioni di lire per le opere urgenti, tali da garantire i servizi essenziali: viabilità, acquedotto, gas. Poi, da parte del Genio civile, un’altra settantina di milioni per lo svaso della foce e la scogliera adiacente a un gruppo di vecchie baracche, oltre a 150 milioni per la risagomatura dell’alveo e le sottomurazioni. Da ultimo il finanziamento per abbattere uno sperone roccioso pericolante, operazione eseguita nel 2000, e le spese per sbriciolare un masso finito nel giardino di una villetta e ulteriori 600 milioni dalla Regione. Nell’ambito delle giornate del «verde pulito», i volontari e gli scout tagliano e ripuliscono. Ma la situazione non è tranquilla. Basta un nubifragio per provocare grosse e pericolose piene, con esondazioni e trascinamento a valle di rami, alberi e detriti. «Gli interventi eseguiti possono risolvere solo in parte il problema del torrente che spesso tracima, causando danni – spiegano i tecnici -. Occorrerebbe andare a monte, e regimentare le briglie. Per quanto riguarda la foce, recentemente l’Ispettorato di porto di Desenzano ha provveduto ad asportare i tronchi e gli arbusti. Ma si forma un tappo, e bisognerebbe toglierlo attraverso una manutenzione regolare. Una vecchia legge, la 523 del 1904, prevederebbe anche l’impegno dei privati frontisti». Il geologo Michele Conti di Toscolano Maderno e l’ingegner Giustacchini avevano stilato una rapporto preliminare sullo stato del bacino, che si estende per circa 16 chilometri quadrati, caratterizzato da una quota massima di 1500 mt. (cresta Marmera del monte Spino) e una minima di 70 metri. Nella parte alta, denominata Valle di Sur, confluiscono anche la Valle del Poiano e quella di Buelino. Nella relazione si parlava di «stato di generale abbandono». Necessario ripristinare soglie, eseguire opere trasversali (ombrelli o reti paramassi svuotabili) per l’accumulo del materiale, l’intercettazione di ramaglie e tronchi, difendere le sponde. Da località San Paolo (sulla collina di San Michele) alla cascina Foll rifare la briglia, risistemare le scarpate eccetera Da Serniga a Banale (casa Gamba) il torrente si inforra tra pareti in scaglia rossa. C’è una frana «con volumi movimentabili stimati in 150mila metri cubi» e altre di dimensioni più modeste (Segazzine, Morgnaga). Bisognerebbe ripristinare le soglie, pulire l’alveo, effettuare disgaggi in parete, sistemare le briglie esistenti, collocare nuovi tubi di monitoraggio, eseguire opere di ingegneria naturalistica (palificazioni, consolidamenti, fossi drenanti). Tra Morgnaga e il ponte di Barbarano alto cadono massi dalle scarpate. Nel tratto fino alla 45 bis le pareti verticali vengono continuamente erose. Dalla strada Gardesana alla foce, dove l’alveo è colmo «di ghiaie medio grossolane ciottolose, e pare sospeso rispetto al livello del lago», bisogna asportare il materiale, modificare le murature che inscatolano il corso eccetera. Sulla base di tale relazione, che quantificava in cinque-sei miliardi di vecchie lire la spesa complessiva, è arrivato lo stanziamento di due miliardi e mezzo, per le opere più urgenti.

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