venerdì, Aprile 19, 2024
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Nel nome di Daniele omaggio a Cesare Lievi poeta e regista teatrale

Al Castellani di Gargnano

Ha terminato il suo intervento fermandosi almeno mezz’ora ad autografare il suo ultimo libro: «Poesie per il monte Baldo», edito nel 2005 da «Il Grillo Lucente». Cesare Lievi, poeta e traduttore, deve la sua fama soprattutto all’attività di regista teatrale. Ha fatto il pieno di applausi nella sua Gargnano, al termine di un incontro al Centro Civico Multifunzionale Castellani, un appuntamento che ha rappresentato il debutto ufficiale della sala come luogo di cultura. L’assessore alla Cultura Fernanda Bertella ha colto l’occasione per invogliare il regista a dare il via libera ad una mostra di disegni di Daniele, il fratello scomparso prematuramente, scenografo delle opere di Cesare. «I primi passi di Lievi – ha commentato Bertella – sono stati mossi nelle stanze dell’ex Caserma Magnolini di Bogliaco, con la creazione di quel piccolo miracolo battezzato «Teatro dell’Acqua». L’artista ha poi dilatato i suoi interessi. Credo sia giusto ringraziarlo per il suo lavoro e per l’immagine rafforzata che Gargnano ne trae. Sono convinta che i suoi sforzi porteranno lui ancora più lontano e permetteranno a noi di creare un rapporto più confidenziale con la cultura». Domenico Bardini, presidente della Biblioteca, ha ricostruito le tappe dell’ascesa del regista: «Esordisce alla Biennale di Venezia nel 1984 con Barbablù. Nel 1990 è alla Scala di Milano con il Parsifal di Wagner, con Riccardo Muti direttore dell’orchestra. Poi la direzione del Centro Teatrale Bresciano. Presenta opere di Ibsen, Beckett, Miller, Kleist ma anche testi di sua produzione. Ha un debole per i Paesi di lingua tedesca, ma lavora in molti teatri italiani: a Roma, Catania, Bari». Il sindaco Gianfranco Scarpetta ringrazia «l’organizzatore della serata, Mariano Fuga, che ha avanzato la proposta». Poi ricorda: «Lo scorso anno mi trovavo a Roma e passavo davanti ad un noto teatro. Vidi il nome di Lievi nella locandina ed entrai per salutarlo. Quando la segretaria mi chiese chi ero, mi inorgoglii: sono il suo sindaco, risposi». Sorriso di Lievi e applausi del pubblico. Gianfranco Capitta, critico teatrale del «Manifesto», non esita a definire Lievi «uno dei tre registi italiani nel senso pieno della parola, a fianco di Luca Ronconi. Il suo quadro più ricorrente è la finestra sul lago, in pratica il lago visto da casa sua. Il suo è un bilinguismo culturale, data la frequentazione italiana e tedesca, e lo sdoppiamento di una persona che parla attraverso il teatro e la poesia. Ogni sua serata sottende un impegno culturale. Si deve a lui la valorizzazione dello spagnolo Federico Garcia Lorca che, fino agli anni ’60-’70 andava per la maggiore, salvo poi sparire: Lievi lo ha ripreso con sensibilità, riuscendo a riaccendere l’attenzione. E Lievi lascia segni profondi con i suoi spettacoli. Non ce ne liberiamo neppure uscendo da teatro». Poi la lettura di alcune poesie da parte dello stesso autore, presentate e commentate dalla poetessa Franca Grisoni. Quanto al regista, ha citato Ezra Pound, che aveva paragonato il monte Baldo ad «un Fusijama addormentato. Credo che il Baldo sia qualcosa di più», ha sorriso Lievi, che ha concluso con emozione: «Forse sono un po’ asociale, ma a Gargnano mi sento amato».

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