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Toni preoccupati tra gli operatori del settore in occasione della presentazione del bilancio 2002 Un calo del 15-20 per cento, i tedeschi disertano il Garda

Alberghi, crollano le presenze

Un stagione difficile. Mai come in questo momento la parola crisi sembra essere più azzeccata per l’Associazione bresciana albergatori (aderente a Federalberghi Brescia) presieduta da Paolo Rossi che, dati alla mano, denuncia un calo medio di presenza che si aggira intorno al 15% e un calo di fatturato del 28%. I fattori sono molteplici. Indubbiamente la causa principale è, e siamo costretti a ripeterci, la crisi economica finanziaria internazionale con la conseguente caduta delle borse. In un clima di già profonda incertezza generale ci ha messo del suo anche il tempo. La pessima stagione anche dal punto di vista metereologico ha inciso non poco sull’origine del difficile momento che tutto il comparto turistico alberghiero sta vivendo. I nubifraci, come ben sappiamo hanno messo in ginocchio tutta Europa. Se a queste cause aggiungiamo quelle endemiche tipiche della nostra provincia come la situazione viaria della strada gardesana, 45 bis, il quadro si fa ancora più pesante. «Secondo i dati raccolti dai campionamenti degli alberghi di provincia, monitorata per aree omogenee e per situazioni peculiari – spiega Paolo Rossi – il dato è sconfortante». Il basso lago di Garda (zona Sirmione tanto per intenderci) registra un calo di presenze del 10%. La Valtenesi è stata devastata dal maltempo nel mese di agosto e in questa zona il bilancio si fa ancora più pesante per la ferita che il maltempo ha aperto. Nel medio e alto Lago – da Salò a Sirmione – il calo consolidato oscilla dal 15% al 20%. Il venti per cento si registra anche sul Lago d’Idro a Bagolino, in Franciacorta e a Darfo Boario Terme. Il Lago d’Iseo ha avuto la meno peggio risentendo «solo» del 10% mentre per l’Alta Valle Camonica – Ponte di Legno e Brescia città la perdita sale nuovamente al 20% con fatturati in caduta libera. La prima e più ovvia osservazione è che l’andamento negativo è in buona parte dovuto alla mancanza dei tedeschi. «Tutti i segni meno del Garda e del resto della provincia si possono imputare al mercato tedesco» tiene a precisare il presidente degli albergatori. La Germania del resto sta attraversando una profonda crisi economica, probabilmente la più grande dalla fine della guerra. A nulla è servita la particolare posizione geografica di vicinanza che il Garda e la nostra provincia godono nei confronti della Mitteleuropa. Accanto ai tedeschi sono mancati gli americani e i giapponesi. Il mercato ha invece potuto contare su un discreto aumento di presenze italiane. Francesi, svizzerie Olandesi si sono mantenuti sui livelli del 2001. L’introduzione dell’euro, secondo gli esperti, ha giocato la sua parte. I prezzi ora sono chiari e confrontabili e la concorrenza ormai «mondiale» si fa sentire . E i prezzi? «Lo escluderei – sostiene Rossi – analizzando i rapporti con la qualità direi che sono più che giusti. Le nostre strutture sono in grado di offrire servizi che altre, in altri luoghi, si scordano. Non credo che la questione economica a questi livelli possa influire». Quello che invece è preoccupante per gli albergatori è il calo del fatturato. Si perchè ad una diminuzione dell e presenze del 15% corrisponde mediamente un calo di fatturato del 28% . «Ad oggi – continua Rossi – stimiamo in 55 milioni di euro la perdita che le aziende bresciane hanno subito». Settembre poi è iniziato all’insegna della incertezza. Della tanto sperata e sospirata ripresa nemmeno l’ombra. La aziende alberghiere della città sono in grande sofferenza. A rincarare la dose basta pensare che sui laghi settembre è sempre stato il mese migliore. In passato il 1° settembre coincideva con l’apertura ufficiale della stagione turistica. Settembre 2002 sta invece confermando il trend negativo della stagione, con il maltempo a confermare la situazione. Come se non bastasse la montagna chiude una stagione in rosso e c’è molta preoccupazione per la stagione invernale alle porte. A questo punto non è difficile immaginare che le conseguenze per molte aziende si traducono in chiusura anticipata della stagione o la posa nel cassetto dei progetti di allungamento. Il tutto si traduce materialmente in una minore capacità di investimento reale da parte delle imprese con la conseguente perdita di concorrenzialità. E se la situazione è una delle più difficili che si sia mai presentata- era già successo per la guerra del Golfo ma in modalità diverse e meno pesanti per le aziende – per gli albergatori c’è margine di miglioramento «ma attraverso strade che obbligatoriamente bisogna percorrere».

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