venerdì, Aprile 19, 2024
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La salute del più grande bacino lacustre italiano è minacciata dalla crescente quantità di fosforo. Salmaso: «Le acque sono ancora buone, ma tendono a peggiorare»

Alghe, nuovo allarme per il lago

Fosforo, e di conseguenza alghe, in costante aumento nelle acque del lago. L’allarme è arrivato ieri da Nico Salmaso, ricercatore al Dipartimento risorse naturali – unità limnologia e pescicoltura – dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige (Trento), che ha affrontato il tema «Lo stato di salute del lago di Garda». Lo ha fatto al terzo seminario «Energia e ambiente», organizzato dall’Istituto salesiano Tusini e dedicato a «Acque: bene prezioso da conservare e valorizzare».Sono intervenuti anche l’ingegner Sandro Picchiolutto, energy manager del ministero per lo sviluppo economico, su «Il risparmio idrico nelle pubbliche amministrazioni», mentre don Romano Bettin, direttore della comunità salesiana e presidente del centro, e la direttrice Speranza Gandolfi hanno introdotto il seminario: «Nel 2005 abbiamo discusso di risparmio energetico, l’anno scorso di coibentazione degli edifici, quest’anno parliamo di acqua sottolineando che è bene comune e non oggetto di speculazione».Il Garda è un patrimonio comune e da salvaguardare, e Salmaso non ha dubbi: «Urge uno studio che individui con precisione le fonti dei nutrienti che gravano sul Garda», ha detto, «altrimenti esso rischia di passare da una situazione di oligo-mesotrofia, ancora accettabile, a una condizione di mesotropia piena, che si manifesterebbe cioè con un aumento di fioriture algali, anche di cianobbateri potenzialmente tossici».Le sue parole sono state chiarissime: «Le acque del Garda sono ancora buone, ma con una spiccata tendenza al peggioramento. Noi ricercatori possiamo fare previsioni, ma servono studi che individuino da dove arrivano tali nutrienti algali; restando nel mondo delle ipotesi la gestione del bacino non potrà mai essere pianificata».Salmaso ha ricordato le ricerche fatte, a partire dal 1990 e fino al 2004, dall’Università di Padova e dall’Istituto di San Michele: «Hanno evidenziato incremento di fosforo costante. Oggi le concentrazioni sono di circa 20 microgrammi di fosforo totale per litro», ha sottolineato. «L’aumento negli ultimi quindici anni è l’ultimo stadio di un incremento iniziato nei primi anni ’70, quando le concentrazioni di fosforo presentavano valori tra i 5 e i 10 microgrammi per litro.«Significa che in poco più di trent’anni il lago ha subito un raddoppio di tali concentrazioni», ha affermato lo studioso, «le cui conseguenze immediate sono a carico della componente microalgale. Sono apparse nuove specie di cianobatteri, alla fine degli anni ’80 è stata evidenziata la Anabaena lemmermanii, responsabile delle fioriture notate anche quest’anno».Salmaso ha ribadito: «Occorre studiare gli aspetti ecologici che portano alla manifestazione di queste fioriture, ma particolare attenzione va data agli aspetti tossicologici, dato che la Anabaena è nota per i suoi ceppi tossici capaci di produrre neurotossine ed epatotossine. Dobbiamo sapere se essi esistono nelle acque del lago».Uno studio integrato è importante per capire le fonti degli inquinanti: «Gli eventuali scarichi provenienti dal collettore, ma anche da fiumi, prati e culture. E’ bene documentarsi con urgenza perché se negli anni ‘80 il Garda presentava le più basse concentrazioni di nutrienti tra i laghi sud alpini, nel 1991 ha superato le concentrazioni di fosforo presenti nel lago Maggiore e si sta pericolosamente avvicinando ai valori di quello di Como che ora, invece, dà un trend in diminuzione».A peggiorare le cose si mette anche il clima, con l’aumento di temperature: «In tutti i laghi sud alpini, e quindi anche sul Garda, abbiamo riscontrato una tendenza al riscaldamento delle acque profonde che si attesta sui 0,1 – 0,2 gradi centigradi ogni dieci anni, come dire 0,01 – 0,02 l’anno».Il fenomeno sembra connesso alla fase di riscaldamento globale che, a sua volta, potrebbe avere conseguenze negative: «Rischia di portare ad una minore frequenza di rimescolamento delle acque, con conseguenze sui livelli di ossigenazione (ipossia e anossia, cioè scarsità e mancanza di ossigeno)», ha spiegato Salmaso. «Negli ultimi tre anni il Garda si è rimescolato, ma non crediamo sarà così quest’anno, dato l’inverno mite. Ne avremo la certezza a primavera quando saranno fatti i prelievi con l’Arpav».

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