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Nella valle dei Molini, lungo il torrenre Gusa, c’è troppa incuria

Allarme per la Valle dei Molini

Nella valle dei Molini, lungo il torrenre Gusa, c’è troppa incuria. Lo denuncia Umberto Brusco, di Bardolino: «Questa passeggiata, se ripristinata nelle sue bellezze naturali, sarebbe ancora più bella e interessante». L’entrata al percorso, intitolato alla ciclista Paola Pezzo, è annunciata dai lavori di sistemazione idraulica al torrente Gusa, curati dal Genio civile di Verona, finanziati per 750 mila euro da Venezia.Il lavoro è stato fatto per evitare che, in caso di piena, le acque si scatenino e causino danni simili a quelli provocati nel centro id Garda nel 1992. «Ma è un’opera faraonica che ha snaturato il paesaggio», denuncia Brusco. Gente del posto l’ha contestata, provando ad ostacolarla già nel 2005 con una raccolta di firme. Legambiente ha fatto ricorso, sottolineando che qui c’è un Sito di interesse comunitario (Sic). Il Genio civile ha predisposto il completamento dell’opera con interventi di tipo naturalistico sulla scarpata e sta definendo con l’amministrazione locale il tipo di parapetto della strada.Francesca Dall’Ora, naturalista che abita qui, spera ora di poter giocare una carta in più. A dicembre s’è laureata a Padova in scienze naturali con la tesi «Valutazione delle qualità ambientali e paesaggistiche del torrente Tesina-Gusa nel sito Sic It3210007». «Ora è depositata all’università: è uno studio basato su parametri scientifici che spiegano l’unicità di questa zona. Spero sarà tenuto presente da chi cura quest’intervento idraulico».E Brusco: «Leggendo i depliant su questa valle m’è venuta voglia di visitarla, ma sono restato deluso. Il percorso inizia con interventi giganteschi per tenere sotto controllo l’acqua che non c’è». Poi nota altri particolari in degrado. «L’unica acqua che si vede scendere va a un mulino con dello sporco accanto». È una corte privata e i proprietari spiegano che sta per partire una ristrutturazione. Poco oltre una curva del letto del torrente è un parcheggio. «Andrebbero messe re grandi pietre per evitare che le auto sostino», dice Dall’Ora, «l’alveo va curato anche se quest’anno non c’è acqua». Più in là, accanto a un cestino divelto, giace una bacheca di legno che doveva indicare il percorso. «Chissà quant’è costata, ma poi la manutenzione non si fa», dice Dall’Ora. Passata una curva ci sono vasche in cemento dove si allevavano pesci. «Non sono in sintonia con l’ambiente». Girato l’angolo la strada è meglio disegnata. «Qui l’anno scorso è franata una parte della collina e il Comune ha ripristinato la via», spiega Dall’Ora. «Ai lati affiorano dalla terra immondizie crollate con la scarpata, tubi, pezzi di vasi e una sedia di plastica. Potevano toglierli».Le pareti detritiche e i versanti che a tratti escono fanno paura. Pensando che qui abita gente e un’inondazione improvvisa potrebbe causare disastri s’intuisce l’importanza di un’opera di risanamento idraulico come quella del Genio. Dall’Ora: «Questa formazione geologica è caratteristica del deposito morenico, composto di materiale fine e ciottoli, tipico della Valle dei Molini e deve restare. Inoltre ci sono cascatelle naturali in travertino, roccia porosa di interesse naturalistico originata dall’incrostazione di muschi e sostanze vegetali. È un habitat particolare protetto a livello europeo. La sua salvaguardia non è compatibile con il passaggio di ruspe in alveo. Qui vivono anche rane protette dalla direttiva habitat». Ma la sicurezza va garantita: «Basta fare manutenzione mirata, costerebbe meno di interventi massicci. Si dovrebbe coniugare il punto di vista dell’ingegnere con quello del naturalista». Il sentiero prosegue fino a Campagnola di Castion: «Anche là il terreno è sconnesso, poca la manutenzione» dice Brusco. Se questa è la Valle dei Molini, il Gusa Tesina scende a valle per località Risare. Dall’Ora ha perlustrato pure là: «Stanno costruendo la piscina. Lì, prima che i lavori iniziassero, c’era una piccola discarica abusiva. Ora le ruspe hanno solo spostato quanto trovato: batterie, bottiglie, plastica, porfidi e mattoni».

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