giovedì, Aprile 25, 2024
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Se si alza sono guai seri: in poche ore spinge l’acqua nelle piazze e nelle case

Àndre, quel vento gelido che fa tanta paura

C’è una parola che in questi giorni passa di bocca in bocca tra i gardesani che, preoccupati, osservano i livelli del lago dalla piazza del porto: àndre. La si sente sussurrare appena, quasi si volesse esorcizzarla: l’àndre fa paura. L’àndre è un vento, uno dei più insidiosi del Garda. Un «vento teso», come lo ha definito Pino Crescini nel «Vocabolario dei pescatori di Garda». Un vento che spira feroce per cinque o sei ore di fila, tornando poi a farsi sentire per due o tre giorni di seguito. E che arriva d’inverno. L’àndre è uno di quei venti che rendono di tanto in tanto davvero «marino» il lago di Garda. «Fluctibus et fremitu adsurgens Benace marino». «Il Benaco, che si gonfia con flutti e impeto di mare»: è così che ha descritto il Garda in versi celeberrimi Virgilio, poeta mantovano che conosceva bene il lago. E la similitudine delle Georgiche virgiliane ha ispirato anche Goethe, quando fu in riva al Garda lungo l’itinerario del suo «Viaggio in Italia». Dopo la citazione latina di Virgilio, Goethe scriveva infatti: «È il primo verso latino il cui contenuto mi è vivo dinanzi e che, in questo momento, mentre il vento soffia sempre più forte spingendo le onde sempre più alte, verso l’approdo, è vero come lo era diciotto secoli or sono.» Poetico o no, però, se l’àndre si leva adesso che il lago è così alto, sono guai seri. Già nella famosa alluvione del 1960 i danni maggiori furono causati proprio dal vento, che spinse per ore l’acqua nelle piazze e nelle vie, allagando case e locali pubblici. La possibilità che quell’evento si ripeta non è poi così remota: ecco perché il nome del vento lo si sussurra appena in riva al Garda. Da dove viene questo strano nome del vento? Secondo il Malfer andre viene da «andare». Per Crescini è invece «etimo sconosciuto», a meno che se ne ipotizzi un accostamento proprio col verbo bresciano al trentino «vànder», oppure col bergamasco «andì» o col friulano «vàndi», che vengono a loro volta dal latino «vanere», che significa «ventilare, agitare, sbattere». «Potrebbe anche venire», ipotizza Crescini ,« dal veronese «vandàr», che sta per «portare qua e là» e a sua volta deriva da latino volgare «vannitare», ossia «ventilare il foraggio». Ma sono disquisizioni accademiche che oggi passano in second’ordine. Oggi, col lago alto, l’andre incute timore, e se ne sussurra appena il nome, quasi per non rischiare d’evocarne la presenza. (a.p.)

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