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Araldica di Iseo, Palazzolo sull’Oglio, Capriolo e Rovato

Iseo, Palazzolo sull’Oglio, Capriolo e Rovato sono 4 dei 205 Comuni bresciani.

Fin qui nulla di speciale. Però secondo una precisa legge tutti dovrebbero avere lo stemma comunale.
Infatti, accanto al nome del comune, troviamo sempre la relativa vignetta, ovvero lo stemma. Ma sapete quanti di questi stemmi sono  a norma, secondo una una legge, e precisamente la N. 142 del giorno 8 Giugno del 1990: una trentina su 205!
“L’odierno ordinamento riconosce valore solamente agli emblemi araldici (stemmi, gonfaloni e bandiere e sigilli) delle regioni,
delle provincie, delle città metropolitane, dei comuni, delle comunità montane, delle comunità isolane, dei consorzi, delle unioni di comuni, degli enti con personalità giuridica, delle banche, delle fondazioni, delle università, delle società, delle associazioni, delle Forze armate e  dei Corpi ad ordinamento civile e militare dello Stato. La concessione di essi, è disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri.”

Pertanto, tutti gli stemmi che non hanno le caratteristiche tecniche fin qui illustrate, e muniti di decreti firmati non dal Presidente della Repubblica Italiana, non sono validi. La cosa più incredibile è che perfino lo stemma del Comune di Brescia non è a norma e non è riconosciuto dal Governo Italiano!

Ho cercato, invano, di capire  il motivo di questa ritrosità nel non volere far riconoscere lo stemma, quasi sempre ricco di storia.
Prendiamo lo stemma di Rovato. Splendido! Quello attualmente in uso è del 1860, ma risale alla metà del cinquecento. Appare subito evidente la sua rassomiglianza con il Leone di San Marco. Ma mentre quello della Serenissima poggia la zampa sul Vangelo, quello bresciano poggia la zampa su un bastione turrito. Non a caso, naturalmente! Per i veneziani la città di Rovato rappresentava, infatti, il vero avamposto ben difeso verso le terre del Ducato milanese.

Quali possono essere  allora i veri motivi di questa ritrosia bresciana (e non solo) verso il proprio stemma comunale e il suo riconoscimento ufficiale. Penso solo uno: la spesa economica. Se vi dico la cifra sicuramente sorridereste. Eppure, volendo, non costerebbe nulla.

Alcuni anni fa, il sindaco di Bedizzole mi chiese cosa necessitava per mettere a norma lo stemma e farlo riconoscere dal Capo dello Stato.

Esposi la spesa, compresa quella dell‘araldista Maria Cristina Sintoni, accreditata ufficialmente presso il governo italiano come disegnatrice ufficiale dello stemma e del relativo gonfalone.

La prima risposta fu quasi di diniego, in quanto nella somma avevo anche ufficializzato il costo della pubblicazione, a colori, dove sarebbe stata descritta tutta la pratica, i disegni preparatori e la storia del comune. La pubblicazione sarebbe poi stata distribuita gratuitamente in tutte le famiglie della cittadina bresciana. Con questo ulteriore sforzo, certo la cifra finale era diventata sostanziosa. Fu allora che informai il sindaco che l’inserimento della pubblicità nel volumetto, che ricordiamo sarebbe stato distribuito a tutte le famiglie, che il discorso si sarebbe fatto interessante. Mi chiese un paio di giorni di tempo per sondare la cosa, e al termine la decisione fu positiva. Con la pubblicità raccolta pago tutte le spese per il riconoscimento ufficiale, quelle della araldista Maria Cristina Sintoni, e le mie per la ricerca poi pubblicato sul bel volumetto. Anzi, sembra che in cassa sia anche rimasto qualche spicciolo…

Domanda? Vista la legge che impone di dotarsi dello stemma comunale, vista la possibilità di poter nel giro di pochi mesi far riconoscere ufficialmente dal Capo dello Stato e la possibilità di conoscere finalmente la storia del paese stesso, con una spesa che grazie alla pubblicità si riduce a zero, mi chiedo cosa osta ai sindaci il non dare parere positivo alla realizzazione e riconoscimento ufficiale dello stemma del proprio comune!

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