In molti si sono presentati in municipio per chiedere una fetta di terreno: anziani, giovani, famiglie ed anche extracomunitari Sta riscuotendo un grande successo l'iniziativa degli orti comunali

Arcensi smaniosi di radicchio e cetrioli

21/01/2003 in Avvenimenti
Di Luca Delpozzo
Gianluca Marcolini

Sarà per­chè per com­per­are un po’ di radic­chio, qualche cavolfiore ed alcu­ni cetri­oli serve, ora­mai, il libret­to degli asseg­ni o per­ché il pol­lice degli arcensi si è improvvisa­mente col­orato di verde, fat­to sta che ad Arco dila­ga la sma­nia del­l’or­to da colti­vare. Anziani, gio­vani, molte famiglie e persi­no extra­co­mu­ni­tari han­no fat­to richi­es­ta per avere una porzione di terreno.In questi giorni, gra­zie alla pub­blic­ità dei gior­nali, flotte di gente si sono pre­sen­tate in munici­pio per chiedere il pro­prio orto comu­nale. A tal pun­to che le 14 domande gia­cen­ti, fino ad una set­ti­mana fa, sul tavo­lo di Augus­to Ric­ci, il tec­ni­co a cui è affi­da­ta la cura del pat­ri­mo­nio verde e pae­sag­gis­ti­co del comune, sono aumen­tate ver­tig­i­nosa­mente. Un suc­ces­so, per quest’inizia­ti­va volu­ta dal­l’asses­sore all’am­bi­ente Fab­rizio Miori, che va al di là delle più rosee aspet­ta­tive. E se inizial­mente, dal ter­reno sit­u­a­to in via Tori­no, nei pres­si del monobloc­co, si pen­sa­va di ricavare al mas­si­mo una venti­na di orti­cel­li, da cir­ca 80 metri quadri l’uno, ora si stan­no rifacen­do i con­ti per vedere di far­ci stare più porzioni coltivabili pos­si­bili. «Effet­ti­va­mente 80 metri qua­drati sono trop­pi — com­men­ta l’asses­sore Miori — non è nos­tra inten­zione mica avviare delle attiv­ità ortofrut­ti­cole. Dalle espe­rien­ze di altri comu­ni e province risul­ta che l’ide­ale di super­fi­cie va dai 30 ai 50 metri qua­drati. Per questo pen­si­amo di ridurre l’ampiez­za degli orti e di real­iz­zarne il doppio del pre­vis­to, una cinquan­ti­na. In modo da pot­er sod­dis­fare la doman­da, cre­do, per intero. Se poi, invece, il numero delle richi­este sarà di molto mag­giore, vedremo come com­portar­ci. Non esclu­do a pri­ori l’u­ti­liz­zo di ulte­ri­ori super­fi­ci da qualche altra parte anche se si deve con­sid­er­are che nel­l’Oltre­sar­ca e a Romar­zol­lo ques­ta esi­gen­za si sente meno per­chè il nos­tro ter­ri­to­rio ha carat­ter­is­tiche diverse, esistono molte più cam­pagne. Piut­tosto sti­amo preparan­do un rego­la­men­to con cui dis­ci­pliner­e­mo l’in­tera inizia­ti­va. Vedremo di fis­sare dei para­metri e dei req­ui­si­ti per pot­er fruire di tale «servizio» e non è esclu­so che si pos­sa anche inserire delle norme con cui evitare una sperequazione tra cit­ta­di­ni, mag­a­ri preve­den­do una sor­ta di rotazione dopo due o tre anni. D’al­tronde lo scopo del prog­et­to è duplice: oltre al recu­pero di tradizioni ora­mai sbia­dite pun­ti­amo a favorire l’aspet­to sociale, ossia l’ag­gregazione tra sogget­ti diver­si».

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