Murale di Fertonani in Comune
Atmosfere del lago in salsa brasiliana
È stato presentato ieri, da Toni Fertonani, l’intervento pittorico sulla parete di fondo della sala consiliare del municipio: otto metri e mezzo per tre e ottanta di pittura. In contemporanea è stata aperta una personale nell’adiacente palazzetto delle esposizioni. Una doppia occasione da non perdere per chi ama l’avventura artistica di questo globetrotter del pennello, perennemente in viaggio fra Garda e il Brasile. «Quando prende l’aereo per il turno di vita in Brasile», s’è chiesto lo scrittore Luca Goldoni, parte o torna? E quando a Rio prende l’aereo per la Malpensa torna o parte?». Del tutto atipico è lo stile con cui Fertonani ha reso noto l’appuntamento dell’inaugurazione: «Il Comune di Garda, nel quale mi onoro di vivere da ormai svariati anni», ha scritto, «mi ha gentilmente “intimato” di organizzare una mostra personale con i miei ultimi ed ultimissimi lavori. Da buon cittadino, ligio al senso civico, e soprattutto timoroso di un eventuale aumento delle mie tasse (in caso di rifiuto…), ho di buon grado accolto l’invito». E dunque al palazzetto accanto alla casa del Comune si possono ora ammirare questi lavori pieni di luce, di colore, di ritmo espressivo, fino al 6 di settembre, tutti i giorni, dalle 18 alle 19 e poi dalle 20.30 alle 24, con l’aggiunta di un piccolo periodo di apertura mattutina la domenica dalle 10 alle 12. Mantovano d’origine (è nato a Marcaria nel 1932), in Brasile Fertonani ci si è trasferito giovanissimo, subito dopo gli studi artistici svolti a Bologna, dove aveva instaurato un bella affettuosa amicizia con Morandi, genio della pittura italiana. In America Latina mise in piedi una fitta rete di collaborazioni coi grandi della letteratura, come il poeta Pablo Neruda e lo scrittore Jorge Amado. Amico di Vinicio de Moraes, sarà tra i protagonisti dei giorni che videro nascere il fenomeno musicale della Bossa Nova. Il Garda è stata la patria parallela, e adesso lo è stabilmente, anche se i viaggi in terra americana non sono infrequenti. A Garda c’è dall’inverno dell’anno passato anche questo suo gigantesco murale del municipio. Al centro, com’è nel suo stile, una donna-Madonna, quasi incontro di sacro e di profano. Un po’ come nell’altro murale «municipale» dipinto in riva al lago: quello del Comune di Brenzone. Sulle ali le barche, quelle d’una tradizione ormai affidata solo alla memoria: i barconi che un tempo trasportavano pesce, legna, pietre, carbone, perfino mandrie di vacche attraverso il lago. Con le vele multicolori, perché perennemente rattoppate. Poi i pescatori che rammendano le reti. E il pesce, che ricorda più acque oceaniche che quelle benacensi. E i cipressi, gli olivi, i palazzi d’una Garda che si assume toni quasi latino americani. Le stesse tinte che riscaldano le tele esposte al palazzeto: donne indolenti, calore di giorni assolati, lampi, squarci accecanti di sole, quasi violento, eppure anche capace d’indurre alla lenta meditazione. Come una Bossa Nova, cantata sommessamente, quasi sussurrata, eppure s’insinua nella mente, nel cuore, e non t’abbandona più.
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