giovedì, Aprile 25, 2024
È un Baldo diverso dal solito quello che emerge dal convegno "Baldo pericoloso", tenutosi nella sala civica della pretura di Caprino veronese

Attenti al Baldo!

Una montagna da conoscere e amare, ma anche da temere e rispettare per le peculiarità che la rendono unica.È un Baldo diverso dal solito quello che emerge dal convegno “Baldo pericoloso”, tenutosi nella sala civica della pretura di Caprino veronese. Quattro ore di relazioni all’insegna del conoscere per prevenire. Ma “esaminare i rischi serve anche per amare di più una realtà e saperla gestire in modo corretto”, ha spiegato nella sua introduzione Maurizio Deliberi, membro del Ctg e fra gli organizzatori del convegno.Una montagna facile da raggiungere e, per questo, molto praticata, ma di cui spesso viene sottovalutata la pericolosità.”Ma il Baldo è pericoloso”, ha esordito Gianfranco Prandini, responsabile del servizio di Protezione civile comprensoriale della Comunità montana del Baldo. “Nella sola zona di Malcesine ogni anno salgono in quota 1500 persone con la funivia. Ed è gente che si muove, frequenta sentieri, boschi, pratica sport come mountain bike e parapendio, con rischi per la salute del territorio ma anche per la propria incolumità”.E sono più di un migliaio gli interventi eseguiti in un anno dai volontari. Spaziano dalla manutenzione, dagli incendi boschivi alla collaborazione nelle operazioni di soccorso. E i volontari sono il motore della Protezione civile. “Ogni comune dovrebbe essere dotato sin dagli anni ’80 di un proprio piano di Protezione civile, ma questo non è avvenuto. Qualcosa è cambiato nel ’92 quando è stata emanata una normativa specifica sulla Protezione civile, che rendeva il sindaco responsabile unico e coordinatore degli interventi e delle strutture. Ma è ancora poco”. Continua Prandini: “Nel ’98 i nove comuni della Comunità montana hanno sottoscritto l’adesione ad un servizio unico che coordina i diversi interventi. È un passo avanti che permette di superare i campanilismi esistenti e di razionalizzare le scarse risorse in mezzi che abbiamo”.Sull’importanza del servizio di Protezione civile e sul ruolo di prevenzione che può svolgere si è soffermato anche Vittorio Mascagno, responsabile provinciale del Corpo forestale dello stato. “All’origine degli incendi ci sono cause sociali, ambientali e storiche diverse da regione a regione”, ha spiegato Mascagno. “Basta pensare a pratiche come l’abbruciatura per rinverdire i pascoli o consentire l’edificazione; lo spopolamento determina l’avanzare dei boschi, che aumenta il rischio incendi, ma consente anche all’ambiente montano di svilupparsi in modo naturale”.”Fare opera di prevenzione è un modo per riappropriarsi del proprio territorio da parte di chi ci vive. Si attua con interventi di pulizia sul territorio, e con l’educare i turisti portandoli a visitarlo che è anche un modo per trasmettere la propria cultura. Da questo può nascere anche una fonte di reddito consistente per la gente di montagna”.Sono 25 i volontari del Corpo nazionale di Soccorso alpino e speleologico che operano sul Monte Baldo, sul Carega e in Lessinia. “Ma il 70 per cento della nostra attività si svolge sul Baldo”, ha spiegato Ernesto Chesta, volontario del Soccorso alpino di Verona. “È una montagna in cui è facile raggiungere anche le quote elevate, ma è invece difficoltoso da affrontare il ritorno se non si conosce il territorio che cambia a seconda delle stagioni”.Fino allo scorso anno il Soccorso alpino aveva una media di circa 25 interventi l’anno, almeno due dei quali per incidenti mortali. Dal ’99 in poi c’è stato un drastico calo, solo nove interventi, probabilmente dovuto alla maggior preparazione psicofisica degli escursionisti e anche all’opera di prevenzione ed educazione fatta dai volontari stessi.Di grande interesse naturalistico poi la relazione sulla cicuta, una delle tante specie velenose che vivono sul Baldo. “Quando è piccola è facile confonderla con il prezzemolo”, spiega il naturalista Daniele Zaninì, ” e questa la rende pericolosa .Ma la cicuta non è l’unica specie velenosa e mortale che vive sul Baldo. Quasi altrettanto pericoloso è il maggiociondolo, un alberello che in primavera produce delle infiorescenze a forma di grappolo, gialle, belle da vedersi e che ricordano quelle della robinia, che commestibili si mangiano tranquillamente impanati e fritti. “I fiori del maggiocinodolo, precisa Zanini, sono velenosi ed evitati persino dalle mucche che non vanno nemmeno a pascolare sotto i suoi rami.”Antonellà Traina

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