venerdì, Aprile 26, 2024
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La mappa del pronto intervento sulle spiagge tra volontariato e assenza di coordinamento. Ogni Comune ha il proprio sistema, tra i più pronti spicca Malcesine

Bagnini, questi sconosciuti

Un intervento coordinato per garantire la sicurezza dei bagnanti su tutte le spiagge è ancora un miraggio sul Garda veronese, perché i Comuni non sono mai riusciti finora, nonostante gli auspici della Comunità del Garda, ad unire le forze. Così ognuno interviene – o non interviene per nulla – secondo possibilitàe. Il risultato è che contrariamente a quanto avviene sulla sponda trentina, sulle spiagge pubbliche non ci sono bagnini in contatto diretto con i medici. Questi ultimi, nella maggior parte dei casi, sono invece in contatto con i volontari della protezione civile alla cui rete organizzativa, quasi sempre, è affidato il soccorso di emergenza estivo. Il punto fermo per tutti rimane il 118, il numero per le emergenze sanitarie, che avrebbe però bisogno di un gruppo di rinforzo locale per essere sempre chiamato nell’immediata urgenza. Il problema era stato sollevato alla Comunità del Garda in febbraio. Se ne parlò nella stessa riunione in cui furono gettate basi per l’operazione Garda sicuro, partita a giugno, che fino al 20 settembre garantirà il pronto intervento della guardia costiera. «Sarò retrogrado», attacca Giovanni Zappalà, sindaco di Brenzone, «Ma il lago non è Rimini; che criterio dovrei utilizzare per decidere le spiagge dove mettere un bagnino e un medico su una costa senza baie, lunga quasi 9 chilometri? Dovrei metterne uno ogni 50 metri? Per garantire la sicurezza bastano il 118, il medico di turno, la guardia costiera. Se qualcuno desidera essere vigilato, è meglio che vada nei lidi custoditi». Quanto a materiale di sicurezza e segnaletica, commenta: «La proposta di acquistare i salvagenti mi fu fatta da un privato e gli suggerii di far riferimento alla Comunità del Garda, da noi darebbero un’immagine molto buona, ma sarebbero di scarsa efficacia e i costi, elevatissimi, ricadrebbero sulla comunità». A Peschiera, invece, i salvagenti li hanno comprati. Gianluca Fiori, consigliere responsabile della protezione civile, ne ha ordinati una decina. «Con colonnine fisse e 30 metri di sagola», annuncia, «saranno sistemati vicino ai porti, dove possono rivelarsi salvavita se qualcuno cade nel lago, camminando lungo i bordi della banchina nei punti in cui l’acqua è a strapiombo». E le spiagge? «Lido Capuccini, Fornaci e Pioppi sono sicuri grazie ai volontari della protezione civile che hanno un gommone attrezzato per interventi di rianimazione e pronto soccorso e sono reperibili 24 ore su 24». «A Torri possiamo individuare la Baia Stanca e il Lido Bagni, ma il resto della costa è un litorale lungo dove è difficile gestire medici e bagnini», commenta il sindaco Alberto Vedovelli. «La sicurezza però è importante e da noi la protezione civile conta su alcuni componenti del gruppo di subacquei Il Club. Sono disponibili per interventi di salvataggio nei fine settimana e rispondono su chiamata». A Garda il sindaco Davide Bendinelli ammette: «Il problema della sicurezza non è affrontato in maniera coordinata, mentre dovremmo deciderci a fare un accordo intercomunale». Poi precisa: «A Garda le spiagge maggiori sono due. La Cavalla offre due chioschi molto frequentati e il controllo, seppur indiretto, è garantito; in acqua una corda delimita la zona dove non si tocca». Poi pensa all’altra spiaggia, Il Corno, e a quando, negli anni Novanta, c’era il bagnino sul pontile con un gommone a disposizione. «In effetti un medico e un sorvegliante per lido darebbero massima garanzia di sicurezza: è una questione da studiare». Parere simile esprime Ferdinando Emanuelli, sindaco di Castelnuovo, nel cui territorio le spiagge, su due chilometri di costa, sono due: Lido Ronchi e Lido Campanello: «Nei nostri lidi un medico e un bagnino non ci sono, ma sarebbero utili. Intanto abbiamo una convenzione con la protezione civile e nei fine settimana i volontari sono al Campanello. Grazie a contributi regionali, li abbiamo dotati di gommone, fuoristrada e radio». Di un coordinamento forte sente l’esigenza Malcesine, con i suoi oltre 10 chilometri di costa. Carlo Chincarini, assessore alle attività sportive, commenta: «Siamo molto a nord e, come abbiamo fatto presente alla Comunità del Garda, desidereremmo che il soccorso della guardia costiera fosse più veloce. Da noi il lago è cattivo, i venti del Peler e dell’Ora non perdonano, il fondale è alto e non possiamo permetterci di trascurare un punto delicato come la sicurezza. Quindi ci siamo organizzati e il primo, velocissimo e sempre efficiente intervento è nelle mani di volontari e dipendenti della Fraglia della Vela, che si trova a nord e a sud della costa. Abbiamo chiesto loro disponibilità 24 ore su 24 e li abbiamo dotati di un gommone con carene rigide, aperto dietro per il trasporto della barella. Anche le scuole di surf hanno un gommone attrezzato per salvataggi e primo soccorso. Poi c’è la protezione civile, che ha un altro mezzo di soccorso, e siamo sempre in contatto con un comitato di Rovereto, a disposizione per interventi di soccorso nei fine settimana. In pratica, sono tutti sempre in allerta e chiamano o i medici, o vigili del fuoco, o i carabinieri a seconda della situazione. A un medico per spiaggia non pensiamo, i lidi qui sono difficilmente individuabili e poi siamo abituati a una Croce rossa efficientissima». Non mancano nemmeno i salvagenti: «Ai suoi tre attracchi, la Navigarda ne ha messi parecchi e il Comune li ha posizionati a Campagnola, luogo deputato agli atterraggi con il parapendio e dove, nell’area attrezzata, c’è anche un barchino per il soccorso immediato». Tutt’altra aria si respira all’estremo capo del lago: «A Lazise non abbiamo né medico né bagnino, ma le due uniche spiagge comunali, quella del porto e la Cavazzocca Mazzanti, sono piccole e sicure», dice il sindaco Renzo Franceschini. «Le altre», ricorda, «sono prospicienti i campeggi e quindi controllate dai rispettivi gestori».

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