venerdì, Aprile 19, 2024
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Il Comune rischia di perdere 300mila euro della Regione concessi nel 2002 per una pista che sembrava già approvata. Difficile trovare l’accordo con Ferrovie, il problema è la parete rocciosa

Bici al posto delle rotaie, si tratta

Se non si sblocca qualcosa la pista ciclabile Dolcé-Volargne, che completerebbe la Peri-Dolcé inaugurata un anno fa, rischia di restare in un cassetto. Il Comune potrebbe perdere il finanziamento di 300mila euro concesso dalla Regione nel 2002 perché non riesce a concludere la trattativa con Rete ferroviaria italiana (Rfi), proprietaria del tratto di ex strada ferrata dove la pista dovrebbe correre per cinque chilometri, affacciata sull’Adige e protetta da un balcone panoramico appeso alle rocce sopra la statale 12.Per creare questo percorso – in tutto sette chilometri – il Comune sarebbe obbligato ad acquistare non solo la striscia di terra di due metri per cinque chilometri, ma tutto il mappale che la contiene, compresa la parete rocciosa. Perché sia garantita la sicurezza di chi vi passa sotto, alla parete serve manutenzione continua: il costo è di almeno 10mila euro all’anno per pagare un rocciatore che la perlustri con regolarità, cifra destinata a lievitare nel caso che la roccia presenti fessurazioni e pericolo di distaccamento massi; un lavoro a cui oggi pensano le Ferrovie dello Stato.Oggi comunque l’amministrazione è concentrata sull’acquisizione della proprietà. «Le Ferrovie alienano i propri beni solo per lotti», spiega l’assessore al lavori pubblici Filiberto Semenzin, che con il sindaco Luca Manzelli segue la questione. Due sabati fa hanno investito del problema anche Elidio De Paoli, sottosegretario per le politiche giovanili e le attività sportive. «È una logica impensabile, non possiamo permetterci di acquistare quell’enorme lotto pieno di aree inutilizzabili, compresa la galleria dismessa tra Volargne e Ceraino». Semenzin continua: «Lo stesso De Paoli vede l’opera favorevolmente, ma il problema è arrivare in fretta a concludere. Non potendo acquistare il mappale, ci siamo resi disponibili ad attivare una forma di concertazione urbanistica. Possiamo valorizzare le aree di Rfi per un valore proporzionale a quello delle aree che ci concedono».Tradotto, pur di fare la ciclabile, il Comune potrebbe alzare l’indice di edificabilità di 23.102 metri quadrati, facendo lievitare il valore a un totale netto di oltre un milione di euro. L’ex stazione di Ceraino potrebbe cambiare destinazione d’uso. «Eppure», rileva Semenzin, «nonostante la proposta ci sembri equa, non abbiamo un riscontro formale da parte di Rfi spa». E commenta: «Peccato. Rischiamo di non poter fare una pista bellissima che si ricongiunge alla Peri -Dolcé, passando per la campagna e nel centro di Ceraino, un circuito che promuoverebbe il turismo locale».La cronistoria della vicenda comincia nel 2000. «Molti cittadini chiedono come mai non terminiano la pista, ma non dipende da noi. Il progetto preliminare è del 2000, il costo previsto era di 1.187.850,87 euro. A settembre abbiamo chiesto alla Regione un finanziamento facendo riferimento al bando per l’acquisizione di sedi ferroviarie dismesse, dichiarandoci disponibili a cofinanziare l’opera per il 50 per cento. La Regione in novembre dello stesso anno ha inserito la nostra proposta tra le ammissibili, assegnandoci 300mila euro di contributo tra fine del 2001 e settembre 2002. Così abbiamo approvato il progetto definitivo e la Regione lo schema di accordo, che è stato sottoscritto da Regione, Rfi Spa, Ferrovie dello Stato e Metropolis Spa (la società che ne gestisce i beni), per la compravendita delle aree ricadenti nel tratto di linea ferroviaria Verona-Brennero, a 6,20 euro al metro quadrato».A questo punto «Salta fuori la questione del mappale, anche se il bando riguardava solo l’acquisizione della linea dismessa», sbotta Semenzin. «Allora abbiamo cercato di proporre la concertazione urbanistica, ma non abbiamo più avuto risposte, così non possiamo nemmeno chiedere proroghe per il finanziamento. È l’ennesima conferma di quanto la burocrazia rende difficile realizzare le opere pubbliche».Il sindaco Manzelli: «È una questione delicata, che speriamo di portare a buon fine. In fondo sarebbe una forma di compensazione da parte delle Ferrovie nei confronti della popolazione locale che ha perso un servizio, visto che il treno qui non ferma più frequentemente come in passato».

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