sabato, Aprile 20, 2024
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Ore ad aspettare, sballottati da un bancone all'altro. Informazioni che non ci sono, e l'aereo che non si vede atterrare.

Bloccati un giorno in aeroporto aspettando il volo che non c’è

Ore ad aspettare, sballottati da un bancone all’altro. Informazioni che non ci sono, e l’aereo che non si vede atterrare. Doveva essere una giornata di shopping a Regent street, una puntatina a Piccadilly e cenetta a Soho. Il primo di una vacanza di quattro giorni a Londra. E’ stata invece una giornata passata in aeroporto, conclusa con un viaggio fino a Genova in pullman.Un inizio di vacanza amaro per sei mantovani: Catia Zantedeschi, 23 anni, il suo ragazzo, Alessandro Motta, 27, di Goito, le zie Carla e Daniela Zantedeschi, di Marmirolo, e i due cugini Marco Sissa, 16 anni, e Nicola Mora, di 17, di Rodigo, che dovevano imbarcarsi a Montichiari con il volo delle 10,10 per Londra Stansted della compagnia irlandese Ryanair. L’aereo, un Boeing, non è potuto atterrare a Montichiari per imbarcare i 160 passeggeri direti a Londra: mancava l’autobotte dei vigili del fuoco sulla pista. E senza questa misura di sicurezza, ai Boeing non è consentito l’atterraggio. L’aereo è stato deviato a Treviso: e da là è partito per l’Inghilterra senza nessuno a bordo. Una parte dei passeggeri, i più fortunati, sono stati trasportati da Montichiari a Torino, dove sono partiti per Londra nel tardo pomeriggio. Gli altri sono stati caricati su una corriera per Genova, dove hanno potuto partire solo ieri sera alle 8. «Un incubo -sintetizza Catia Zantedeschi- soprattutto perché non c’era nessuno della Ryanair in aeroporto ad informarci di quanto accadeva». I fatti: sul tabellone compare prima un ritardo di un’ora. Dopo un po’ di sparge la voce che il volo era bloccato per motivi di sicurezza. Poi la conferma: l’aereo è stato dirottato a Treviso, senza che la compagnia, stando a quanto dichiarato ai clienti, ne sapesse nulla. Da qui le proposte ai passeggeri: Torino e Genova. Con quali criteri? «Folli -dice Catia- prima dicevano che a Torino sarebbero andate i primi 60 che avevano fatto il check-in, poi invece hanno cambiato: prima i gruppi, poi le famiglie con bambini sotto i 12 anni. Noi, che avevamo davanti una squadra di rugby di 32 persone, e una famiglia con 5 figli, siamo andati a Genova».

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