giovedì, Aprile 18, 2024
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Negli anni ’90 è stato il simbolo dello sviluppo dell’economia turistica: ora si pensa alla tutela. Dal ’93 a oggi ben 280 mila metri cubi di nuove costruzioni

«Boom» edilizio, siamo al capolinea

E’ stato uno dei paesi che ha contribuito in maniera maggiore al profondo mutamento territorial-economico affrontato dalla Valtenesi nel corso degli anni Novanta. Considerata la capitale del comparto, negli ultimi anni Manerba ha puntato sull’espansione urbanistico-edilizia in maniera davvero intensa, a seguito dell’adozione, avvenuta nel 1992, del primo Piano regolatore generale della sua storia. Nel giro di pochi anni, tra il ’93 e il ’98, il Prg ha portato sul territorio circa 200 mila metri cubi di nuove costruzioni: una cifra che comprende sia le nuove case che gli interventi per le attività artigianali, fino alle ristrutturazioni e agli ampliamenti di case già esistenti. Quest’ultima voce, finalizzata nella gran parte dei casi al miglioramento del comfort abitativo più che all’incremento di volumetria, ha rappresentato circa il 30 per cento degli interventi totali. A questa cifra si sono aggiunti altri 45 mila metri cubi circa nel 1999, dopodichè, nel 2000, l’attività edilizia ha cominciato a ridimensionarsi. L’ultimo grosso intervento è previsto nell’area di via Atleti Azzurri: 28 mila metri cubi, circa 130 appartamenti con tipologia più da prima che da seconda casa, finalizzati a collegare le frazioni centrali di Solarolo e Montinelle per dare al paese un vero e proprio centro. Difficile dimensionare questa crescita in numero di appartamenti: siamo di sicuro è nell’ordine di alcune centinaia, a soddisfare la richiesta di un’utenza che, nei mesi estivi, fa crescere la popolazione di Manerba di oltre 8000 persone. Il paese è cresciuto anche all’anagrafe (mille residenti in più in dieci anni, dai 2800 del ’91 agli attuali 3800), ma le seconde case rappresentano i due terzi della totalità del patrimonio edilizio manerbese. Un dato storico, secondo il primo cittadino di Manerba, Isidoro Bertini. «Negli ultimi trent’anni la proporzione è sempre stata di queste dimensioni – spiega il sindaco -. Ciò dimostra come questo sia sempre stato in realtà un paese a forte vocazione turistica: e questa vocazione, negli ultimi dieci anni, è uscita pienamente allo scoperto. Il paese è molto cambiato: da centro agricolo è diventato una località di villeggiatura moderna e dinamica, seguendo un processo che ha ridato centralità e risorse al paese, finanziando nuovi importanti investimenti pubblici e rimettendo in moto l’economia. Basti pensare a come solo l’anno scorso sul territorio siano stati aperti otto nuovi esercizi pubblici». Bertini è convinto che la massiccia quantità di interventi realizzati non abbia compromesso più di tanto la realtà ambiental-territoriale del paese. «Complessivamente, a parte qualche caso isolato, si è trattato di interventi compatibili, realizzati in zone già urbanizzate, secondo l’idea di fondo del Piano regolatore, che era quella di rompere l’isolamento delle frazioni dando al paese un centro riconoscibile. «Oggi il Prg è in via di esaurimento, a parte l’intervento tra Solarolo e Montinelle: e oltre il 60 per cento del territorio manerbese è intatto. E non mi riferisco solo ai 900 mila metri quadrati del Parco della Rocca, ma anche ad aree verdi come il Perlino, tra Moniga e Manerba, o come l’area tra Balbiana e la Pieve. E se le viti vanno ormai concentrandosi nell’alta Valtenesi, zona più vocata per la produzione vinicola, a Manerba c’è una vera e propria rinascita dell’olivo: sull’onda del riconoscimento Dop all’extravergine del Garda bresciano molti agricoltori hanno realizzato centinaia di nuovi impianti». I motivi della politica urbanistica seguita dall’amministrazione, tra l’altro riconfermata con successo per due tornate consecutive, non sono tuttavia riconducibili unicamente alla scelta di rilanciare il paese come località turistica di grande rilievo. «Ormai i comuni sono finanziati da due entrate: l’Ici e gli oneri di urbanizzazione. Ma un comune come Manerba non può essere equiparato a uno della Bassa: perché qui gestiamo una realtà che è di 4000 persone solo in teoria, ma che in pratica è da 15 mila abitanti, perché i servizi garantiti ai residenti vanno garantiti anche ai cittadini delle seconde case». Bertini riconosce che la mancanza di coordinamento tra i Prg dei sette comuni rischia di trascurare aspetti fondamentali come l’impatto sulla viabilità, sulla qualità dell’aria, sul territorio in generale. «L’auspicio è che le recenti modifiche alla legge 51 possano portare nuove modalità di azione anche in questo campo. Di certo il Prg diventerà uno strumento più flessibile, più adatto alle esigenze della comunità. E personalmente credo occorra incentivare quel sistema di perequazione che già troviamo nei piani integrati di intervento della legge 9 della Regione Lombardia, e che anche noi stiamo sperimentando in un paio di casi. «Nella sostanza – sottolinea il sindaco Bertini -, chi vuole costruire deve realizzare un accordo di programma con il comune, che valuta una controparte in opere pubbliche o in fondi a totale carico del costruttore. Se questa strada fosse battuta con maggiore insistenza, come sta accadendo in Toscana, si verificherebbe un effetto calmierante dell’edificabilità: i proprietari avrebbero meno interesse a vendere le proprie aree, e ci sarebbe un rapporto più equilibrato tra le esigenze locali e quelli dell’edificabilità».

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