martedì, Aprile 23, 2024
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L’assessore regionale Giorgetti: «L’anno scorso nel Veronese bruciati 47 ettari dei 393 nel Veneto». È diminuita la superficie in fiamme grazie a interventi veloci ed efficaci

Boschi, più incendi e meno danni

Nel Veronese lo scorso anno sono stati 47 gli ettari di bosco distrutti dal fuoco, contro i 120 della provincia di Vicenza, i 108 di quella di Padova e i 71 del Bellunese. Complessivamente nel Veneto nel 2003 sono stati 90 gli incendi boschivi contro i 65 del 2002: numero in aumento rispetto ai singoli episodi ma in diminuzione per quello che riguarda la superficie interessata dalle fiamme: 393 ettari nel 2003 rispetto agli oltre 1000 dell’anno prima. Questo significa che gli interventi di contrasto nel Veronese sono stati più veloci ed efficienti, tanto più se si considera che i dati tengono conto di un fenomento eccezionale: nel giugno scorso nella zona di Perarolo si è sviluppato, a causa di un fulmine, un incendio durato circa un mese. È stato un caso unico perché la maggior parte degli incendi boschivi ha cause antropiche cioè dovute all’uomo, o per negligenza e disattenzione (mozziconi di sigarette o falò non spenti bene) ma qualche volta, purtroppo, anche per dolo cioè intenzionalmente. «L’articolato e complesso sistema veneto di lotta agli incendi boschivi ha raggiunto un notevole grado di successo ma per rendere ancora più efficaci i buoni risultati raggiunti è necessario lavorare per perfezionare e ottimizzare ulteriormente le procedure di utilizzo». Lo ha sottolineato l’assessore alla protezione civile del Veneto Massimo Giorgetti nell’aprire a villa Nichesola, in località Platano, i due giorni di confronto su questi temi promossi con la partecipazione dei servizi antincendi boschivi di Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneti, insieme ai rappresentanti del dipartimento nazionale di Protezione civile, del centro operativo Aereo unificato (Cosu), del Corpo forestale dello Stato e dei Vigili del fuoco. Obiettivo dell’incontro era soprattutto quello di verificare l’entità e la qualità delle forze in campo e affinare, attraverso i contributi portati dai vari partecipanti alla due giorni di lavoro, le metodologie di intervento e soprattutto di coordinamento fino ad oggi messe in campo. Al saluto portato dal presidente della Comunità montana del Baldo Luigi Castelletti è seguito l’intervento di Guido Munari del Dipartimento forestale del Veneto che ha reso pubblici i risultati positivi ottenuti grazie alla possibilità di operare «in una situazione di disponibilità di mezzi e in sinergia con Vigili del fuoco, Corpo forestale e volontariato». Anna Scipioni del Dipartimento nazionale protezione civile – rischio incendi ha evidenziato come il lavoro di gruppo sia essenziale per pianificare le attività antincendi e determinante il coordinamento da terra con il mezzo aereo per evitare ostacoli e velocizzare l’intervento. Il colonnello Roberto Babusci dell’aeronautica militare, in pensione, ha posto l’accento sulla necessità di disporre di figure esperte, in zona operativa, per coordinare i velivoli Canadair o elicotteri Erikson S64 e avere così un intervento «tempestivo, utile ed efficace». Dal canto suo la regione Veneto, per lottare contro il fuoco, fa perno su un centro operativo regionale e centri polifunzionali periferici ed è dotata di propri servizi aerei e mezzi quali autobotti, motopompe e vasche mobili. Impegnate su questo fronte vi sono altre importanti forze istituzionali come il Corpo forestale dello Stato e i Vigili del fuoco: il lavoro sinergico di tutte fa sì che la lotta agli incendi stia dando sempre più risultati positivi. Ma di notevole rilevanza, ha ricordato Giorgetti, è l’essenziale e capillare presenza di volontari adeguatamente addestrati e attrezzati: circa 1800 volontari presenti nelle 82 associazioni distribuite sul territorio regionale. « Il sistema veneto di lotta agli incendi boschivi è sostanzialmente maturo », ha spiegato, « e occorre lavorare per ottimizzarne l’operatività così da rendere ancora più efficaci i buoni risultati finora raggiunti » .

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