venerdì, Aprile 19, 2024
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Il presidente della Fondazione ha incontrato ieri il sindaco e gli ha rassegnato le dimissioni

Brescia Musei:Mantovanilascia la guida

Agostino Mantovani è pronto a lasciare la presidenza di Brescia Musei. È salito ieri mattina in Loggia e ha rassegnato le dimissioni nelle mani del sindaco Adriano Paroli. Dimissioni irrevocabili, anche se non immediate. Mantovani le ha infatti accompagnate con l’intenzione, espressa al sindaco a voce, di restare in via Musei fino alla fine dell’anno. Chiudendo però fin da subito le porte all’ipotesi di una retromarcia, che pure il sindaco gli ha chiesto. Il tutto è avvenuto ieri mattina, stando a quanto conferma lo stesso sindaco Paroli, mentre l’interessato, Agostino Mantovani, raggiunto telefonicamente in serata ha preferito non confermare, e s’è chiuso in uno stretto riserbo.Paroli non è sceso nei particolari circa le motivazioni sottese al gesto di Mantovani, ma ha confermato di nutrire verso l’uomo e l’amministratore «fiducia e stima». Il sindaco si limita ad aggiungere che le ragioni che gli sono state comunicate «lasciano intendere, e questo mi fa piacere, che non si tratta di una presa di distanza dall’azione amministrativa della nuova giunta». Senza adombrare un’eventuale retromarcia, Paroli evoca però possibili spiragli per «altre forme di collaborazione».Andrea Arcai, l’assessore alla Cultura, si dichiara a sua volta «sorpreso» dal gesto di Mantovani. «Lo sono perchè non avevamo grossi contrasti – spiega -. Tra l’altro apprezzo il fatto che Mantovani, al contrario di altri consiglieri di Brescia Musei, abbia, dall’inizio del mandato della nuova giunta, messo a disposizione il suo incarico». Una circostanza, questa, che è confermata dal sindaco Paroli, il quale aggiunge però di avere chiesto nella primavera scorsa a Mantovani di restare al suo posto. Tutte rose e fiori, dunque? «Cose normali per una macchina che deve rodarsi» conclude Arcai, che in questo momento preferisce sottolineare le sintonie con Mantovani: «La collaborazione sulla candidatura di Brescia longobarda a patrimonio dell’umanità è stata totale».STANDO alle indiscrezioni, la motivazione principale addotta da Mantovani per giustificare le dimissioni sarebbe l’età: con il suo gesto, Mantovani sottolinea nel modo più forte e diretto la necessità di energie e forze fresche alla guida di Brescia Musei.A parte le dichiarazioni di prammatica, i rapporti tra la nuova amministrazione e Brescia Musei non erano idilliaci da tempo. Forse sin da quando la nuova giunta si è insediata a palazzo Loggia. La politica delle grandi mostre, il ruolo della Fondazione, i suoi rapporti con i Civici musei e con altre istituzioni culturali pubbliche sarebbero il terreno di confronto più delicato e, in qualche modo, più complicato. Un confronto sfociato in tensioni aperte da quando è in movimento la macchina dell’ultima mostra di Goldin ed è cominciato il toto-successore del critico trevigiano. Il futuro dell’arte e della cultura a Brescia è diventato argomento quasi da rivista di gossip, tra gli scatti d’umore di Sgarbi, i ritorni di fiamma di Goldin e i rapidi declini di altre candidature. Della cultura bresciana si è così finito per parlare più di prima.CHE I RAPPORTI si fossero incrinati, lo starebbe a dimostrare anche lo stanziamento del Comune di 100 mila euro in favore di Brescia Mostre, società compartecipata da Loggia e Broletto, fondata da Tino Bino. Un’iniezione di denaro che qualcuno ha letto come volontà di rafforzare una struttura alternativa a Brescia Musei. Da capire, alla luce delle dimissioni di Mantovani, come potranno definirsi i rapporti fra la Loggia e la Fondazione Cab, partner privato decisivo – finanziariamente – della Fondazione Brescia Musei. Almeno nella sua formula attuale.

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