giovedì, Aprile 18, 2024
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Presi per la gola da una grigliata di carne e salsicce, un salmì di lepre o di cinghiale o ancora uno spiedo cotto lentamente come capita di rado assaporare

Brescia record di agriturismo

Presi per la gola da una grigliata di carne e salsicce, un salmì di lepre o di cinghiale o ancora uno spiedo cotto lentamente come capita di rado assaporare. Rapiti da un piatto di casoncelli fumanti immersi nel burro di malga, inebriati dal profumo di una buona trippa. O ancora dall’assaggio di quaranta formaggi tipici bresciani, accompagnati da buon vino delle nostre vigne. Chiudendo il tutto con una salutare grappa, liscia o aromatizzata con mirtilli, lamponi, more, ortiche o ruta. Aggiungiamo a tutto ciò il fascino del paesaggio della campagna bresciana; una cornice familiare e informale come quella che si respira nelle case dei contadini della provincia ed il gioco è fatto: abbiamo gli ingredienti che compongono, o meglio che dovrebbero comporre, la ricetta dell’agriturismo. Un termine che evoca il sapore delle cose genuine e fatte in casa, con il latte appena munto, la carne di manzo o di maiale allevato a regola d’arte. Ricordi di un’epoca che non conosce i tempi frenetici della vita di oggi. Quando alle donne era dato il compito di tramandare di generazione in generazione i segreti di una cucina semplice, ma ricca di sapori forti e suggestivi. Sono 236 attualmente – in base ai dati forniti dall’Assessorato all’agricoltura della Provincia – le strutture agrituristioche bresciane, cesnite attraverso i «certificati di complementarietà per strutture agrituristiche» rilasciati nel Bresciano. Una numero elevato – il più alto tra le provincie della Lombardia e addirittura ai primi posti in Italia – ed in costante ascesa. Si stima che nei prossimi anni queste strutture potrebbero più che raddoppiare nel nostro territorio con indubbie conseguenze positive per turismo e prodotti tipici e qualche preoccupazione per l’inflazione ed il possibile ulteriore scadimento di queste realtà. La maggior parte delle aziende offre ristorazione: in media circa 30 pasti al giorno. Possiede un proprio menù, piatti e sapori caratteristici della zona, che variano da paese a paese. Leccornie che dovrebbero essere realizzate nella propria azienda agricola. È questa una delle caratteristiche del successo delle strutture agrituristiche ed un essenziale requisito richiesto dalla legge per poter aprire una attività di questo tipo. Una regola aggirata in alcuni casi in modo maldestro. Capita infatti che dietro al paravento dell’agriturismo, si nascondano semplici iniziative di ristorazione, per giunta di pessimo livello, che beneficiano in questo modo di un favorevole trattamento fiscale, più leggero rispetto al regime previsto per ristoranti e trattorie, proprio perchè quest’attività dovrebbe essere marginale rispetto a quella più tipicamente agricola e consentire all’agricoltore di arrotondare il suo reddito. In questa direzione si muove anche l’Assessorato all’agricoltura della provincia di Brescia: «L’impegno della Provincia – spiega l’assessore Gianpaolo Mantelli – è quello di sostenere e promuovere l’agriturismo come risorsa per la valorizzazione dei prodotti e della tipicità bresciana. Ma salvaguardarne e promuovere l’immagine significa prima di tutto assicurarne una corretta gestione, secondo le regole stabilite dalla legislazione regionale. A questo fine negli ultimi mesi ho istituito una apposita unità operativa con il compito di realizzare un dettagliato censimento di tutte le strutture agrituristiche della provincia e verificarne il rispetto dei vincoli imposti dalla legge. I controlli a tappeto sono già iniziati e proprio la scorsa settimana la licenza agrituristica è stata revocata ad un primo imprenditore bresciano. Sono pochi quelli che fanno i furbi, ma purtroppo ci sono e rischiano di rovinare l’immagine di quegli agricoltori che operano invece con serietà». La pianura bresciana con 80 certificati di complementarietà insieme l’area gardesana con 77, ospitano la maggior parte delle 236 iniziative agrituristiche bresciane. In Valcamonica sono 24 gli agricoltori che hanno aperto, o chiesto di aprire, una attività agrituristica, seguono l’area del Sebino e la Valsabbia con 19, infine la Valle Trompia con 17. Si tratta di dati non definitivi, in continua evoluzione e proprio questo fatto è indicatore di quanto interesse ci sia attorno a questo tipo di attività. Sono spesso i giovani, i figli degli agricoltori ad introdurre questa innovazione, attività agrituristiche vengono ideate e gestite anche da persone che non hanno tradizione e storia di agricoltori alle loro spalle, ma semplice desiderio di vivere in stretto contatto con la natura. Le vecchie case, le stalle, i fienili, ormai perfettamente adattati alla morfologia del suolo vengono ristrutturati per ospitare turisti di città, colti dalla quasi infantile curiosità di vedere anche per la prima volta gli animali della fattoria, ammirare l’orto, il pollaio, il frutteto, la vigna, i prati, la casera fino a lasciarsi coinvolgere nella raccolta dei frutti, nella fienagione. «Un connubio tra turismo, agricoltura e tipicità. – Spiega Gianpaolo Mantelli – L’agriturismo è la sintesi di una nuova filosofia di vita, di un nuovo modo di fare turismo che avrà un grosso impulso. Analisi sociologiche riportano che nei prossimi anni i momenti di svago saranno sempre più legati al territorio con forte ancoraggio alle tradizioni, alla salute. Brescia è una provincia all’avanguardia in questa nuova frontiera e si candida a cogliere al meglio questa opportunità».

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