giovedì, Aprile 25, 2024
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Funzioni religiose domani e venerdì. Deportato e poi ispettore, si è spento a 84 anni un mese fa

Camaldolesi e finanza ricordano Branciforti

A un mese dalla scomparsa di Nicolino Branciforti, la guardia di finanza di Bardolino e i monaci camaldolesi si stringono con un commosso ricordo alla famiglia. Domani alle 18.30, all’eremo di San Giorgio, si svolgerà una messa offerta dai monaci in celebrazione dell’illustre concittadino, scomparso all’età di 85 anni il 20 dicembre. Venerdì, invece, sempre alle 18.30, si svolgerà la funzione religiosa del trigesimo nella chiesa parrocchiale di Bardolino. Nicolino Branciforti, mancato per un infarto, ha lasciato la moglie Leda, il figli Lanfranco e Rossana e la sorella Maria, alla quale era legatissimo. A raccontare l’odissea della vita di Branciforti è la figlia Rossana, che è stata deputato alla Camera per il Pci per due legislature. Ha lavorato inoltre nel settore Bilancio dello Stato; Rossana ora è in pensione e sottolinea innanzitutto la storia di deportazione del padre. «Papà fu catturato dai tedeschi il 9 settembre del 1943 a Trento e deportato il 13 settembre nel campo di lavoro di Stalag 3/B di Fustenberg, liberato poi dalle truppe alleate il 9 maggio del 1945 e rimpatriato il 3 agosto. Per lui furono due anni d’inferno». E prosegue il racconto: «Era costretto a lavorare in fabbrica e poi come sguattero, in cucina a pelare patate tutto il giorno. Per nutrirsi rubava le bucce, fu così che gli rovinarono il dito di una mano con una bastonata. Tutti i giorni chiamavano i prigionieri nel cortile per imporre loro di aderire alla Repubblica di Salò. Nessuno però lo fece, per questo ce n’era sempre qualcuno che spariva. Quando arrivarono i russi i prigionieri dovettero decidere cosa fare, così mio padre decise di tornare a casa a piedi». Nicolino Branciforti, dopo l’esperienza della deportazione, nel dopoguerra aderì al partito socialista. Divenne segretario del Psi a San Benedetto Po e fu un soggetto fondamentale nella sezione socialista di Bardolino. Quando venne arrestato a Trento era in servizio di leva per la guardia di finanza, servizio che svolse tra il 1936 ed il 1949. Al suo funerale era presente la guardia d’onore della finanza, con le rappresentanze anche dei carabinieri e della polizia stradale. È mancata invece l’associazione degli ex internati, tanto che il comandante della finanza, luogotenente Alberto Saggio, ha detto: «Branciforti non è stato adeguatamente ricordato. È stato un illustre cittadino e anche dopo il suo congedo si è sempre adoperato per il prestigio del nostro Corpo. Ci ha donato ritratti e foto d’epoca, con immagini di finanzieri in servizio sia in periodo di guerra che di pace, che sono conservati nel nostro museo storico». Branciforti, peraltro, fu appassionato di pittura e aprì nei locali della contessa Rizzardi, sul lungolago di Bardolino, la storica galleria di quadri, che tenne in gestione per 30 anni. Visse per tanti anni nel mantovano, dove conobbe la moglie Leda, a San Benedetto Po divenne capo dell’ufficio imposte di consumo e come ispettore girò tutta l’Italia. Con la pensione fece ritorno a Bardolino, dove aveva vissuto fino al momento della leva. Grazie alla sua esperienza lavorativa, ricevette l’incarico dalla Siae (società italiana autori editori) di seguire la zona del Baldo-Garda. «Mio padre», racconta Rossana, «era religioso ed ebbe un rapporto molto stretto con i camaldolesi. La nostra famiglia, fin dal tempo di mio nonno, ha sempre seguito la contabilità dei monaci. Quando i camaldolesi per un periodo si trasferirono dal convento, al loro ritorno trovarono che la biblioteca era stata traslocata. Mio padre allora donò buona parte della sua biblioteca ai monaci e contribuì così alla ricostruzione del loro patrimonio librario. Per questo i camaldolesi hanno voluto offrire una messa in occasione del trigesimo della scomparsa di papà, al quale sono rimasti molto legati».

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