martedì, Marzo 19, 2024
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Saranno impegnati per difendere dai sassi la zona di Prabi

Castello più sicuro con 4 miliardi

La rupe del castello, simbolo di Arco, sta cadendo a pezzi. La situazione in atto da decenni, si è notevolmente aggravata. Per contenere i piccoli franamenti e scongiurare i rischi conseguenti il distacco di massi anche di enormi dimensioni è necessario intervenire con estrema urgenza. Un piano per la messa in sicurezza dei punti più pericolosi è già stato approntato dal comune. Se la Provincia, come ha promesso, finanzierà immediatamente parte degli oltre quattro miliardi occorrenti, sarà possibile avviare il cantiere ancora entro l’ormai prossimo autunno.«Un fatto è certo – commenta preoccupato l’assessore Stefano Bresciani – come conferma il recente studio geologico e geomeccanico, dopo un’ attesa eccessiva sarebbe irresponsabile lasciar passare altro tempo. I tecnici hanno riscontrato un livello di precarietà massimo, di “grado uno”, come lo hanno definito in gergo tecnico.In un recente incontro con l’ing. Plotegheri, del servizio prevenzione calamità pubbliche, ho posto in risalto il progressivo degrado della rupe arcense e ho presentato il progetto di risanamento. Il dirigente ha riconosciuto la priorità dell’intervento, confermando un primo finanziamento, attorno ai due miliardi; la restante spesa verrà coperta nel bilancio del 2001. Da Trento si avrà l’80% dei costi e il rimborso, oltre i cento milioni, dello studio geologico e geomeccanico. La prima tranche del contributo sarà disponibile entro l’autunno».Non per un intervento di tamponamento: la rupe, sulla quale troneggiano i ruderi del castello dei conti d’Arco, è vincolata dalla Sovrintendenza provinciale dei beni culturali. «Si sono dovute tralasciare – chiarisce Bresciani – le tradizionali barriere sostenute da putrelle in ferro e le reti di contenimemto in acciaio; al loro posto sistemi meno deturpanti, ma altrettanto efficaci. Alla base della roccia che sovrasta Prabi verrà ricavato un ampio vallo di terra per trattenere i massi, compresi quelli di enormi dimensioni, che, fatti i debiti scongiuri, potrebbero staccarsi anche ad altezze considerevoli».Per la cronaca, circa mezzo secolo fa un sasso caduto dalle rocce sotto il castello, fece addirittura una vittima: un anziano intento a lavorare nel suo orto, a ridosso della rupe. I tetti delle case vicine diventarono un colabrodo per la pioggia di frammenti di roccia di varie dimensioni. Per qualche famiglia il trasloco fu inevitabile.Tecniche diverse saranno adottate per la «Costa», in gran parte occupata dall’olivaia, che sovrasta il centro storico. Qui sono pericolanti i rari tratti di roccia che affiorano dal terreno e stanno franando i terrazzamenti a secco. Il progetto prevede, dov’è possibile, il consolidamento e in gran parte dei casi il rifacimento dei muri di sostegno.La «Costa» è attraversata dai percorsi pedonali che raggiungono la sommità il castello. «Per salvaguardare l’incolumità dei visitatori – conclude Stefano Bresciani – anche a monte di questi percorsi verrà realizzato un lungo vallo parasassi. Tra qualche anno la rupe arcense non perderà più i “pezzi” e tornerà all’antico splendore.»

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