Ricevendo la locandina da esporre, i negozianti, meno giovani e piùgiovani, tutti sapevano di che cosa si trattasse e tutti hannodimostrato un interesse maggiore del solito.Trovarsi costretti a scegliere tra la vendetta, il rancore o il perdonocostituisce una prova molto dura… seguire la spontaneità(già seguirla non è davvero una scelta) darebbe alimento allo spirito divendetta, ma questa non è mai soddisfatta e sarebbe una ben poverasoddisfazione; di qui potrebbe nascere il ripiegamento del rancore:tutti stati d’animo che impoveriscono l’esistenza.L’attitudine al perdono è stata molto valorizzata in tempi a noi vicini:troppi sono i fatti della nostra cronaca che scandalosamente sollecitanoil perdono. Taluno, vittima di violenza, ha detto a caldo ai microfoniche perdonava… ma il perdonismo non è perdono: è una pena aggiuntivache i media richiedono alle vittime. Come si può perdonare senzaimparare il dolore altrui cominciando a vivere il proprio? Come si puòperdonare senza lungamente elaborare, senza conoscere, senza trascenderela propria irreparabile perdita? Il perdono è donato da chi conosce, èperciò opera divina, elargita anche agli umani, insieme con il tempodella vita
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