venerdì, Aprile 19, 2024
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Carlo Bombardelli testimone dell'inabissamento dell'anfibio Usa

«Cercate al largo della foce del Sarca»

«Era buio pesto e tirava un vento pauroso. Ma ricordo perfettamente di aver udito più grida d’aiuto provenire dal lago. Tant’è che fino ad oggi pensavo si fossero salvati quasi tutti i militari dell’anfibio affondato». L’appello del colonello Jeff Patton e dei suoi collaboratori non è rimasto inascoltato. All’epoca dei fatti Carlo Bombardelli, torbolano, ex gestore del camping Bellavista, aveva poco meno di 10 anni. La sua testimonianza potrebbe dare un grosso aiuto alle ricerche statunitensi.Nel 1945 il pensionato torbolano viveva con la sua famiglia nella casa nella roccia ai piedi del monte Brione, il fabbricato ormai fatiscente oggi nascosto dalla galleria paramassi che conduce a Riva. E qui drammatici giorni se li ricorda come fossero ieri. «I tedeschi erano in ritirata verso nord – racconta il pensionato – e dal basso lago gli americani iniziavano a salire, preceduti da poderose cannonate. La sera del 29 aprile sembrava di assistere ad uno spettacolo di fuochi d’artificio anziché ai bombardamenti incrociati. I nazisti resistettero pochissimo e così anche i “repubblichini” posizionati sul Brione. Per gli statunitensi fu gioco facile sbarcare a Torbole. Mi ricordo ancora con quanta facilità ricostruirono il ponte sul Sarca distrutto dai tedeschi». A Carlo Bombardelli, di quella tragica notte, è rimasta impressa la violenza del vento che spirava sul lago. «Folate fortissime – spiega – come se ne vedono solo sul nostro lago. All’improvviso, saranno state le 9 o le 10 di sera, udimmp delle grida provenire dall’acqua. Non erano nè italiani nè tedeschi pertanto pensammo subito agli americani. A quanto mi ricordo erano voci di più persone. Avisammo subito alcuni militari statunitensi presentiin paese i quali ci fecero capire che erano già stati allertati. Il giorno dopo venimmo a sapere ciò che era successo e sulla spiaggia della Baia Azzurra trovammo 7-8 zaini militari delle forze armate statunitensi, provenienti, ovviamente, dal mezzo anfibio affondato». Una testimonianza, questa, che potrebbe rivelarsi molto utile, come spiega lo stesso Bombardelli. «Sul lago ci sono nato – racconta – e credo di conoscerlo abbastanza bene. In base alle correnti e al vento mi sento di poter indicare, come punto probabile dell’inabissamento dell’anfibio, la zona al largo della foce del Sarca, all’altezza di Tempesta. Gli zaini, infatti, hanno compiuto lo stesso tragitto della legna quando viene trasportata dal fiume in piena».

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