martedì, Aprile 23, 2024
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Sono passati oltre nove anni da quando a Lazise non si parlava altro che di galea e del suo museo. Ne sono passati ben quindici da quando Jacques Picard con il suo piccolo sottomarino «Forel» ha scandagliato le acque del lago.

Che fine ha fatto la Galea?

Sono passati oltre nove anni da quando a Lazise non si parlava altro che di galea e del suo museo. Ne sono passati ben quindici da quando Jacques Picard con il suo piccolo sottomarino «Forel» ha scandagliato le acque del lago per verificarne lo stato di salute e nel contempo ha dato una «guardatina» anche ai resti della galea veneziana del XV secolo, giacente sui fondali del lago ad una profondità di circa 25 metri e ad una distanza di circa 40 metri dal lungolago appena «rifatto».È un relitto unico al mondo, un reperto archeologico inconfondibile e di altissimo valore storico e perché riporta alla memoria una impresa straordinaria compiuta dagli uomini della Serenissima Repubblica oltre cinque secoli fa.Oggi, XXI secolo, terzo millennio, la «galera», o, meglio quel che resta della galea, è ancora depositato sui fondali del lago di fronte al porto. Il limo ed il tempo lo stanno ulteriormente danneggiando e riducendo il preziosissimo relitto ad un ammasso di polvere e a qualche «arido» troncone della chiglia veneziana, frutto di un valente «maestro d’ascia» che ha alacremente lavorato nell’arsenale dei Dogi.Si tratta di una «24 remi», affondata nel 1508 dai veneziani, affinché non cadesse in mano nemica. Fu il «capitano da mar» Zaccaria Loredan ad ordinare ai suoi uomini di riempire l’imbarcazione di grosse pietre per renderla più veloce nell’affondare e che fosse appiccato il fuoco affinché fosse posta fuori uso e di fatto del tutto inservibile al nemico.«Attende da oltre mezzo secolo di essere recuperata», recitava un articolo del nostro giornale, nel lontano 18 agosto 1990, «ma la sua salvaguardia non può aspettare fino al 1991». Ne sono passati dieci di anni e ne il ministero dei Beni ambientali ne la Regione Veneto si sonio più curati della questione, nonostante le loro assicurazioni certe agli amministratori pubblici di allora. Sonò cambiati gli uomini e sono mutati i tempi, ma la galea ||| ancora là, nello stato più totale di abbandono e incuria. È il tempo che, si sa, sana le ferite, ma porta con sé ogni rovina.Rivedere oggi i filmati girati nel 1990 e 1991 da Alberto Scipolo in occasione delle immersioni dei sommozzatori dei carabinieri, per conto del ministero, commuovono e fanno venire un vero e proprio «colpo al cuore».E pensare che in quegli anni si parlava addirittura di apertura di un museo gestito magari da privati ma regolato da una convenzione ministeriale; Sono passate anche le Colombiadi e la galea è ancora sotto venticinque ,. metri di acqua e fango.

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