Il comando alleato di Napoli non ha più interesse a mantenere operativo il sito sotterraneo aperto nel 1966. Entro la fine di marzo i militari abbandoneranno il monte Moscal

Chiude la base Nato segreta

11/01/2007 in Attualità
A Affi
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Di Luca Delpozzo
Annamaria Schiano

La base mil­itare Nato sit­u­a­ta nel ven­tre del monte Moscal sta per essere chiusa. La data prob­a­bile è quel­la del 31 mar­zo, ma è anco­ra da con­fer­mare. Bisogn­erà vedere se in tem­pi così stret­ti le Forze Armate Alleate rius­ci­ran­no a com­piere tut­ti i pas­sag­gi nec­es­sari per ulti­mare un atto che passerà alla sto­ria. Che l’intenzione sia quel­la di chi­ud­ere lo con­fer­ma il Coman­do supe­ri­ore Nato di Napoli, ora denom­i­na­to Allied Joint Force Com­mand Naples, al quale fan­no rifer­i­men­to sia il Coman­do di Verona che quel­lo di Affi. Molto stringa­ta, ma altret­tan­to chiara, la dichiarazione: «Il sito di Affi risul­ta non essere più di inter­esse per la Nato e quin­di ritor­na allo Sta­to italiano».È dal 1966, quin­di da 40 anni, che la Nato si serve del­la base di Affi. La base, un coman­do di guer­ra pro­tet­to che si espande sot­to ter­ra in un’area di oltrre 20mila metri qua­drati, soprat­tut­to negli anni del­la guer­ra fred­da tra bloc­co occi­den­tale e pat­to di Varsavia ha oper­a­to pro­tet­ta da un impen­e­tra­bile top secret. Pro­prio questo cli­ma ha con­tribuito a svilup­pare mol­ta curiosità da parte del­la gente del luo­go e dei verone­si in genere nei con­fron­ti dei mis­teri del monte Moscal. Imman­ca­bili le con­get­ture più dis­parate, ali­men­tate dagli sce­nari hol­ly­wood­i­ani pro­posti da 007: base di mis­sili nucleari pron­ti ad essere sparati dal­la cima del monte su Mosca, o almeno sede di sofisti­catis­sime apparec­chia­ture mil­i­tari deg­ne del­la miglior fantapolitica.Dagli ambi­en­ti mil­i­tari nul­la trapela, se non la soli­ta smen­ti­ta uffi­ciale: «Si trat­ta di leggende met­ro­pol­i­tane, den­tro la base non ci sono mai sta­ti né mis­sili né radar». Chi da tan­to aspet­ta di sapere cosa ha pro­tet­to il monte Moscal rischia dunque oggi di rimanere delu­so, anche se le dichiarazioni nul­la tol­go­no alle pau­re che la popo­lazione ha colti­va­to per anni. Infat­ti in caso di con­flit­to mil­itare — e negli anni ses­san­ta si parla­va di attac­chi nucleari, come è anche emer­so dagli archivi seg­reti statu­niten­si nei quali Verona risul­ta­va essere tra gli obi­et­tivi nucleari del Pat­to di Varsavia — per forza di cose la base di Affi sarebbe sta­ta un obi­et­ti­vo pri­or­i­tario, in quan­to appun­to luo­go di coman­do delle forze alleate.La base del resto, ancghe se ormai di scar­so inter­esse strate­gi­co, è sermpre sta­ta ed è super pro­tet­ta, con mil­i­tari Nato pre­sen­ti ai due ingres­si ai pie­di del Moscal, uno dal­la parte di Affi e l’altro sul lato oppos­to, dal­la parte di Coster­mano. La cima del monte è recin­ta­ta ed è sem­pre sta­ta pat­tugli­a­ta: a molte per­sone è suc­ces­so di passeg­gia­re nei boschi del monte sen­za ren­der­si con­to di essere arrivate al con­fine con la zona mil­itare. A quel pun­to però, sbu­ca­va dal nul­la un mil­itare arma­to, che inti­ma­va in inglese l’allontanamento. Tan­ti uomi­ni di Affi han­no inoltre ricor­di legati alla base, trasfor­mati da con­ta­di­ni in operai edili, anche ben ret­ribuiti, chia­mati a costru­ire le numerose gal­lerie che sono state sca­v­ate nel monte per l’edificazione del bunker, che sarebbe poi diven­ta­to dal 1966 sede del coman­do di guer­ra. Le tes­ti­mo­ni­anze degli operai che vi han­no lavo­ra­to, molti di loro ora dece­du­ti, rac­con­tano di scavi, sia in oriz­zon­tale che in ver­ti­cale, per gal­lerie che nes­suno sape­va ricol­le­gare ad un prog­et­to gen­erale, poiché cias­cuno era addet­to ad un sin­go­lo trat­to di opera. Anche chi vi ha lavo­ra­to più di recente, anche un anno fa, ha avu­to acces­so solo a zone per­iferiche e ben def­i­nite. Dif­fi­cile dimen­ti­care per la gente del pos­to il viavai di mezzi tar­gati A.F.I., che per tan­ti sig­nifi­ca­va «Affi» scrit­to con un’effe sola, anziché Allied Forces in Italy (Forze alleate in Italia). Ora sarà lo Sta­to ital­iano a decidere del des­ti­no del­la base: ver­rà sman­tel­la­ta e mura­ta, oppure des­ti­na­ta nuove attività?L’amministrazione di Affi, gui­da­ta da Rober­to Bonomet­ti, qualche idea ce l’avrebbe. Vor­rebbe pri­ma di tut­to toglier­si la curiosità di sapere cosa c’è sot­to il monte. Per questo la set­ti­mana scor­sa ha sped­i­to una richi­es­ta for­male al Coman­do Nato, per­ché ven­ga con­ces­sa al Comune l’opportunità di vis­itare la base mil­itare. La curiosità è cresci­u­ta ulte­ri­or­mente quan­do il Comune ha rice­vu­to, ormai il 25 set­tem­bre scor­so, una let­tera dall’ Allied Joint Force Com­mand Naples, Sup­port Group Detach­ment North East Italy, con la quale si richiede­va di val­utare la pos­si­bil­ità di ridurre la tas­sa rifiu­ti soli­di urbani (uni­ca entra­ta che il Comune di Affi riceve dal­la pre­sen­za del­la base mil­itare), per la strut­tura dis­lo­ca­ta in via Sot­to­moscal, «Poiché sebbene det­ta impos­ta ven­ga cal­co­la­ta in base alla super­fi­cie dell’infrastruttura», vi si dice­va, «deside­ri­amo infor­mar­vi che la pre­sen­za di per­son­ale è dras­ti­ca­mente ridot­ta a poche unità nel cor­so degli ulti­mi mesi e ver­rà ulte­ri­or­mente ridot­ta nel cor­so dell’anno».A quel pun­to l’amministrazione ha capi­to le inten­zioni del­la Nato e si è atti­va­ta pri­ma che la base mil­itare venisse chiusa sen­za che a liv­el­lo locale nes­suno potesse dire nul­la. «Se la base ver­rà dismes­sa, pri­ma che ven­ga mag­a­ri mura­ta, noi come Comune vogliamo essere parte atti­va nel­la vicen­da», spie­ga il sin­da­co. «Deside­ri­amo ven­ga mes­sa a dis­po­sizione del­la popo­lazione per attiv­ità cul­tur­ali, mag­a­ri un del­la guer­ra fred­da, oppure per altri uti­lizzi a favore di enti ter­ri­to­ri­ali. Un suo uti­liz­zo potrebbe essere stu­di­a­to dagli enti pub­bli­ci e dal­lo Sta­to ital­iano. La nos­tra sper­an­za è che ci sia la sen­si­bil­ità di creare una parte­ci­pazione anche a liv­el­lo locale, vis­to che la base è sul nos­tro territorio».«Siccome non abbi­amo mai saputo cosa c’è al suo inter­no», pros­egue Bonomet­ti, «abbi­amo ora chiesto di vis­itare il sito per ren­der­ci con­to effet­ti­va­mente di quel­lo che c’è e capirne l’eventuale uti­liz­zo». «Sarebbe inter­es­sante», con­clude il pri­mo cit­tadi­no di Affi, «ricostru­ire la sto­ria del­la base, dal­la sua aper­tu­ra fino ai giorni nos­tri. Chi c’è anda­to den­tro? Quali manovre sono state fat­te? Al fine di ricostru­ire la sto­ria del nos­tro paese, al quale la base ha dato anche ric­chez­za. Spe­ri­amo davvero in una rispos­ta affer­ma­ti­va per una visi­ta isti­tuzionale».

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