Iniziativa a favore dell’italiano della scuola secondaria «Padre C. Beschi». L’iniziativa della seconda B, ha riscosso successo nelle altre classi

Comitato per salvare il congiuntivo

Di Luca Delpozzo
Flavio Marcolini

Negli ulti­mi tem­pi sono sem­pre più fre­quen­ti gli errori di politi­ci, uomi­ni di spet­ta­co­lo, cal­ci­a­tori, vip più o meno noti, che con­fon­dono l’utilizzo del modo con­giun­ti­vo, intro­ducen­do al suo pos­to un indica­ti­vo che è asso­lu­ta­mente fuori luo­go e che com­pare nei con­testi più impensati.Devono aver ritenu­to ormai la cosa insop­porta­bile quel­li del­la scuo­la sec­on­daria di pri­mo gra­do «Padre Costan­zo Beschi» di Cas­tiglione delle Stiviere, dove, per inizia­ti­va del­la classe sec­on­da B, è nato nei giorni scor­si un vero e pro­prio Comi­ta­to inti­to­la­to «Salvi­amo il con­giun­ti­vo», che ha subito riscos­so la col­lab­o­razione delle altre classi.«Non vogliamo entrare nei soli­ti dis­cor­si, ormai retori­ci — affer­mano i promotori‑, sui mod­el­li cul­tur­ali in genere, ma soltan­to ril­e­vare che i gior­nal­isti tele­vi­sivi, i politi­ci, durante le loro inter­viste o i loro inter­ven­ti sul­la situ­azione dell’Italia, sis­tem­ati­ca­mente dimen­ti­cano che in Italia si deve par­lare ital­iano, e che l’italiano possiede regole pre­cise, che dovreb­bero essere rispet­tate da tutti».«Una di queste regole è l’uso del modo con­giun­ti­vo, quan­do devo esprimere dub­bio, incertez­za e pos­si­bil­ità. Fac­ciamo un esem­pio: spero (incertez­za, augu­rio) che la mia coal­izione vin­ca (con­giun­ti­vo) le elezioni. Ques­ta è la frase cor­ret­ta, che con il ver­bo «spero» mi comu­ni­ca che le elezioni o lo spoglio non sono anco­ra avvenu­ti. Invece il politi­co di turno dice: «Spero che la mia coal­izione vince (indica­ti­vo) le elezioni». Con ques­ta frase chi par­la mi fa capire che non ha dub­bi. È sicuro di vin­cere, forse ha già vin­to, pri­ma anco­ra del voto! Non ci sono più dub­bi, a cer­ti liv­el­li, ma solo certezze. Stra­no, no?».E invece i ragazzi di Cas­tiglione di dub­bi ne han­no tan­ti e li man­i­fes­tano mobil­i­tan­dosi per sal­vare una parte fon­da­men­tale del­la sintassi.Il Comi­ta­to non ha ovvi­a­mente scopo di lucro, ma solo il com­pi­to di difend­ere e dif­fondere il con­giun­ti­vo. Si è dota­to ben presto di un appos­i­to statu­to e di un «pron­tu­ario per l’uso del congiuntivo».La classe sec­on­da B del­la scuo­la media Beschi chiede a tut­ti gli inter­es­sati di aderire al Comi­ta­to. Numerose in questi giorni stan­no pioven­do le richi­este di infor­mazioni e incor­ag­gia­men­ti a pros­eguire l’attività intrapresa.Chi volesse sostenere tali inizia­ti­va e pro­pa­gan­dar­la può con­tattare la sede del Comi­ta­to «Salvi­amo il con­giun­ti­vo» pres­so la scuo­la sec­on­daria di pri­mo gra­do «Beschi», riv­ol­ger­si in par­ti­co­lar modo alla pro­fes­sores­sa Val­ly Beschi. Nelle scorse set­ti­mane già quo­tid­i­ani e reti tele­vi­sive nazion­ali si sono inter­es­sati di allargare l’area del­la conoscen­za del­la sin­go­lare inizia­ti­va. L’auspicio è che molti anco­ra nei prossi­mi mesi si unis­cano a questi gio­vani difen­sori del­la nos­tra lin­gua, per val­oriz­zarne la var­ie­ga­ta ric­chez­za.

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