venerdì, Aprile 19, 2024
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Malossini spera che i due esperti trovino la «ragionevole sicurezza» al traffico

Con la Gardesana chiusa anche Riva scoppia

Senza la Gardesana aperta in qualche modo al traffico, nell’estate prossima la situazione minaccia di diventare non gestibile anche a Riva. Parola di sindaco. Cesare Malossini snocciola i numeri che ha esposto l’altro pomeriggio nel vertice in provincia. La media di luglio è di 5500 autoveicoli al giorno nelle due direzioni, compresa una sessantina di pullman; nei mesi di bassa stagione ne circolano 2300. Il traghetto Brescia porta 28 automobili alla volta. Basta fare la divisione per concludere che -come sostiene lo stesso direttore- la Navigarda non potrà mai sostituirsi alla strada. Conclusione: c’è proprio da sperare che i supertecnici riescano a disegnare una situazione di garanzia sufficiente a permettere qualche tipo di riapertura.Malossini condivide le preoccupazioni dei limonesi, manifestate dal sindaco Martinelli, ma prospetta scenari rivani: «Provate ad immaginare che cosa succederebbe sulle nostre strade con un migliaio di auto dirette a Limone bloccate in fila ad aspettare il traghetto». La cifra è plausibile: in stagione i transiti arrivano a 300-350 all’ora. «Bisognerebbe dirottare la corrente di traffico dall’uscita dell’autostrada a Trento, avvisare già al Brennero. Ma che effetto provocherebbe sul turismo gardesano un cartello che annunciasse la chiusura per frana della Gardesana?». Per contro è fuori discussione che la vita viene prima dei soldi. E’ il motivo per cui l’ingegner Bortolotti ha chiuso ed insiste sul pericolo, oggi come oggi insuperabile. «Hanno la perizia dell’ingegner Castelli, le frane si ripetono frequenti. Ci restasse sotto qualcuno, come potrebbe discolparsi la provincia davanti ai morti?». Ed ecco allora questi supertecnici, esperti di geologia e di costruzioni viarie, da trovare in tempi brevissimi, nel giro d’una settimana. «Il loro compito dovrebbe essere quello di verificare se in qualche modo c’è la possibilità di recuperare una ragionevole dose di sicurezza per chi transita su quella strada. Se esperti di chiara fama, dopo aver effettuato verifiche e controlli, dichiarassero che a certe condizioni, eseguiti certi lavori, il transito è ragionevolmente sicuro, in quel caso anche i tecnici della provincia potrebbero accettare di riaprire». Su questa linea c’è anche l’impegno per il disgaggio che ha provincia sta appaltando: si trattava di un’ordinaria manutenzione preventivata (e quindi finanziata per 4 miliardi) l’anno scorso nel quadro degli interventi suggeriti dalla perizia Castelli. «Una prima porzione di lavori è stata effettuata prima della riapertura. La seconda fase era annunciata per l’autunno 2000: c’è stato uno slittamento di un paio di mesi». In mezzo alle tinte fosche del quadro, c’è uno spiraglio alla speranza: «Lo stesso ingegner Bortolotti ritiene che la Gardesana attuale possa ancora essere utilizzata, quantomeno come strada di cantiere durante i lavori per la costruzione del tunnel. Dovrebbe significare che un certo margine di sicurezza per chi transita è possibile garantirlo». La provincia ha già avviato, per quanto la riguarda, i preliminari della procedura per la costruzione del tunnel. «Limone, l’ha detto il sindaco Martinelli e l’ha ripetuto il presidente della provincia Cavalli, sono riconoscenti a Trento per la concretezza dell’impegno, già sperimentato in occdasione della frana del 3 febbraio. Sperano che qualcosa si possa fare. Piuttosto che niente, basterebbe un’apertura limitata: solo alcune ore al giorno, a senso unico alternato, solo nelle ore di luce. L’importante è che le auto arrivino a Limone». Il confronto è aperto. Una speranziella resiste.

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