Stasera nella Pieve di Santa Maria in Valtenesi a Manerba uno degli appuntamenti più attesi di Armonie sotto la Rocca. Il grande solista affronta la Fantasia e fuga in la minore di Bach
Con Sokolov il pianoforte sfida l’organo
È uno degli appuntamenti più attesi di «Armonie sotto la rocca» il concerto che il pianista Grigory Sokolov terrà stasera, domenica 8 agosto, alle 21.15 nella Pieve di Santa Maria in Valtenesi (Manerba). Nato a Leningrado nel 1950, affermatosi ancora studente al Concorso Ciajkovskij di Mosca, il grande solista russo è oggi nel pieno della maturità artistica. Sokolov si trova sorprendentemente a suo agio nel repertorio del Novecento storico (Prokofiev), così come in Brahms, Chopin, Beethoven e perfino in brani antichi, al punto che non esita ad eseguire al pianoforte, con buona pace dei «filologi», la musica di William Byrd, autore contemporaneo di Shakespeare. Di questa sopraffina versatilità il famoso interprete intende dare prova anche stasera. Il programma, infatti, che ricalca direttamente le orme di quello proposto all’ultimo Festival di Brescia e Bergamo, è dedicato a due compositori ben diversi, per quanto accomunati da una sublime grandezza: Bach e Beethoven. L’ingresso è libero, info 3472565463. Prima parte tutta dedicata a Bach, con la Partita n. 6 in mi minore BWV 830 e la Fantasia e fuga in la minore BWV 904. Soltanto un decennio fa la musica di Bach sembrava praticamente scomparsa dai récital pianistici a causa di una sempre più ampia diffusione della prassi esecutiva storica che impone l’impiego degli strumenti d’epoca. In questo modo, Bach al clavicembalo era storicamente corretto, mentre al pianoforte diventava in certo modo sovratemporale. Ma il ruolo della musica bachiana nella pedagogia di qualsiasi scuola pianistica restava comunque indiscusso e ben radicato. Non c’è da stupirsi, dunque, se anche i più grandi artisti, ormai ben lontani dagli anni della formazione accademica, abbiano continuato a subire il fascino di queste composizioni «per tastiera». Ed ecco che oggi, superate le ultime resistenze, celebri pianisti come Schiff, Perahia e Sokolov, per l’appunto, tornano ad affrontare sul loro strumento le creazioni del genio di Eisenach. Sokolov si spinge perfino ad annettere al regno pianistico una composizione di probabile destinazione organistica come la Fantasia e fuga in la minore. Per Beethoven il discorso è diverso. Ovviamente non si è mai interrotta la tradizione esecutiva delle sue Sonate pianistiche, anche se oggi, a dire il vero, un carico maggiore di responsabilità sembra gravare sull’interprete, contribuendo a rendere un po’ meno frequente questo nobilissimo repertorio. Sokolov, non sappiamo se per puro caso o con deliberato intento, ha scelto due Sonate beethoveniane che facevano parte del selezionatissimo repertorio di Arturo Benedetti Michelangeli: l’opera 22, tanto stimata dall’autore quanto poco popolare (ieri come oggi) e l’impalpabile, enigmatica, trascendente opera 111, ultima delle 32 Sonate. Si preannuncia così un’impresa interpretativa certo ardua, ma pure avvincente come poche.
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