venerdì, Aprile 19, 2024
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Ciambelle di soccorso: la Comunità del Garda invita i Comuni a imitare Sirmione. Interessato il Sebino: così si salvano vite umane

«Copiate quei salvagente»

Annegare in pochi metri d’acqua, magari sotto lo sguardo impotente dei passanti che non hanno la forza o il coraggio di gettarsi nel lago per tentare un salvataggio. Può succedere, e purtroppo è successo molte volte anche sul Garda. Sono notizie che si leggono il giorno dopo sul giornale, per capire troppo tardi che sarebbe bastato poco per salvare una vita umana. Magari, sarebbe bastato lanciare un salvagente, se ce ne fosse stato uno a disposizione. L’avvenire promette che simili tragedie possano non accadere più sui laghi bresciani; o che, almeno,,si possa lenire il rimorso per la mancata prevenzione. La Comunità del Garda e la Comunità montana del Sebino bresciano hanno infatti deciso di copiare il sistema adottato dall’anno scorso a Sirmione, dove sulle rive sono installate postazioni con salvagente a sgancio rapido, che qualunque passante può lanciare a bagnanti in difficoltà. Un soccorso immediato, in grado di evitare disgrazie, e che una un costo tutto sommato poco significativo rispetto al suo elevato valore sociale. A Sirmione le ciambelle rosse si trovano, oltre che sul lungolago, anche all’attracco del battello e in tutti i porti turistici del capoluogo, della Lugana e di Colombare. E’ un’idea che convince. In una circolare inviata a tutti i sindaci della sponda bresciana, la Comunità del Garda scrive che «al fine di una efficace tutela di ospiti e residenti, si ritiene meritevole della massima attenzione la proposta concernente l’installazione di attrezzature di salvataggio da posizionarsi sul lungolago o su altri luoghi idonei. Questo ente è disponibile a coordinare l’intera operazione, fungendo da terminale tra le singole amministrazioni comunali e la ditta fornitrice». E’ una «sponsorizzazione» forte, ma del resto i salvagente sono un «prodotto locale» gardesano: sono distribuiti infatti da un sirmionese, Marino Gabella, che attraverso la sua ditta – la Red Rescue – ha l’esclusiva nazionale del dispositivo di salvataggio. «L’idea mi è venuta leggendo Bresciaoggi ­ racconta Gabella -. Sono rimasto colpito dalla notizia della ragazza russa che, due anni fa, annegò davanti al lungolago di Sirmione, il mio paese, senza che nessuno potesse intervenire: i pochi passanti che videro la scena non sapevano nuotare, e purtroppo la ragazza morì affogata. «Allora mi venne in mente che a Parigi – continua Gabella – lungo un ponte sulla Senna avevo visto dei salvagente fissi, e mi sono messo a lavorare su un mio progetto, adattando delle ciambelle da barca per postazioni su terraferma con una sagola a gancio rapido: lanciando il salvagente si srotola una corda, che poi si può usare per tirare a riva la persona in difficoltà. Sto proponendo la cosa ad enti pubblici, ma anche a privati come alberghi, circoli nautici eccetera». Gabella scommette sul suo prodotto, ma a quanto pare non è il solo. La Comunità del Garda preme sui sindaci, e la Comunità del Sebino ha già fissato dei sopralluoghi per individuare i punti in cui installare le postazioni. E se le ciambelle salveranno anche solo una vita, sarà stata una buona idea.

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