venerdì, Aprile 19, 2024
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Una comunicazione dall’America premia la tenacia degli appassionati gardesani

Dalla Nasa ok all’intitolazione: l’asteroide sarà «Cima Rest»

Il corpo celeste, tra Marte e Giove, era stato scoperto dal gruppo degli astrofili di Salò Per individuarlo era stato usato il potente telescopio dell’osservatorio della Valvestino. L’osservatorio di Cima Rest in Valvestino Cima Rest è finita in mezzo alle stelle. Con il nome della cima gardesana è stato infatti battezzato l’asteroide scoperto nell’aprile 2007 da Mario Tonincelli e Wladimiro Marinello, utilizzando il potente telescopio dell’osservatorio di Cima Rest, a Turano, in Valvestino. La comunicazione è arrivata al gruppo degli Astrofili di Salò dal Minor planet center di Harvard, negli Stati Uniti, e dalla Nasa.GLI ASTEROIDI assomigliano a massi di montagna. Si tratta di corpi mai aggregatisi in un pianeta. Quello ora denominato «Cima Rest» ha un diametro di circa sei chilometri. Viaggia tra Marte e Giove, e fa parte della fascia principale. Dista tre unità astronomiche dal Sole, circa 450 milioni di chilometri; 300 milioni dalla Terra. Una scoperta che non ha un’importanza di primo piano, ma che ripaga gli appassionati gardesani di tanti anni di lavoro. Lo hanno individuato dopo essere rimasti al telescopio per tre notti consecutive.MA NON È FINITA. Nel 2008 ne è stato scoperto un secondo, (provvisoriamente denominato Nz 3, del diametro di tre chilometri) e nel 2009 altri sei. Quando Mpc e Nasa avranno dato il loro «ok», anche questi riceveranno un nome. Probabile vengano chiamati come le varie località della Valvestino. Che, se da un lato perde popolazione, dall’altra acquista fama «universale», entrando nella gran volta del cielo.Il gruppo di Salò (presidente Virginio Spateri, segretario Antonio Stucchi) ha la sede in via Fantoni, vicino alla biblioteca e all’Ateneo, aperta il giovedì dalle 15 alle 18. I soci hanno lavorato duramente per allestire l’osservatorio di cima Rest (dai muri alle attrezzature), con annessa foresteria.La Regione Lombardia ha concesso buona parte dei finanziamenti, facendo rientrare l’intervento in un progetto di valorizzazione della Valvestino. L’obiettivo: rispettare la natura, promuovere un rapporto scientifico-culturale con l’ambiente ed evitare l’inquinamento di tipo luminoso. I condirettori sono Pietro Menga e Mario Tonincelli. Due i telescopi in funzione. Quello principale, un Newton F5, del diametro di mezzo metro (20 pollici), viene utilizzato dagli esperti. Il Centro raccolta dati di Harvard lo ha riconosciuto ufficialmente, dandogli la sigla B 11. Pesa la bellezza di 32 quintali, ha il puntamento computerizzato stazionato in cupola, e la massa (2.8 tonnellate) è ben oltre la media degli strumenti di queste dimensioni. La testa girevole consente di osservare ogni posizione. Campo reale di piena luce: 14 millimetri.

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