giovedì, Marzo 28, 2024
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La Regione Lombardia pronostica per lo scalo di Montichiari un futuro da «hub». I soci bresciani: «Pronti a fare la nostra parte per il decollo»

D’Annunzio, molti i pretendenti

Tutti lo vogliono, l'aeroporto «» di Montichiari. Dalla grande Sea (Malpensa e Linate) con il presidente Giorgio Fossa che ha ribadito in più di un'occasione di credere nel ruolo strategico di questo scalo; non è da meno il bergamasco Orio al Serio (gestito dalla Sacbo, nella quale è presente con quasi la metà delle azioni ancora la Sea) che da un paio di anni gli sta facendo una corte spietata; e ci credono i soci bresciani che si preparano a partecipare all'assemblea del 14 giugno della Catullo di Verona-Villafranca, titolare dello scalo, con la speranza di veder nascere la tanto attesa società di gestione dell'aeroporto monteclarense. Tutti quanti galvanizzati dal recente imprimatur della che con il presidente Roberto Formigoni e l'assessore Massimo Corsaro hanno per la prima volta parlato di un futuro da «hub», da scalo internazionale, per Montichiari. Un «destino» niente affatto esagerato, avvalorato da uno studio dell'Irer regionale che addirittura non esclude l'impiego, in un futuro per la verità ancora lontano, della pista militare di Ghedi. In casa del Catullo, intanto, rientrano i dissensi con il sindaco di Verona e sul fronte operativo è in dirittura d'arrivo l'atteso potenziamento del servizio dei vigili del fuoco, grazie anche all'impegno istituzionale della prefettura di Brescia. Economisti e tecnici di fama hanno definitivamente lanciato il progetto di un allargamento della struttura monteclarense e della rete dei comunicazione (ferrovia, metro, alta capacità) come «essenziale per poter accogliere entro dieci anni tra i venti e i venticinque milioni di passeggeri all'anno». I bresciani accolgono con soddisfazione e comprensibile orgoglio questi lusinghieri giudizi, in prima fila Camera di Commercio e Provincia azionisti con il dieci per cento nel capitale del Catullo. È un tesoro, il Gabriele D'Annunzio, spuntato in pochi mesi tra i campi della brughiera monteclarense. Costruito in sette mesi e arrivato in meno di due anni dai primi approcci all'apertura nel marzo '99, dopo decenni di inutili tentativi. È un tesoro che, va chiarito subito, è stato realizzato anche e soprattutto per l'azione determinata portata avanti da due anni dalla Catullo Spa, che ha favorito la crescita di questa struttura, che ha saputo raggiungere obiettivi interessanti (oltre 160.000 passeggeri) nell'anno 2000 e che attualmente ha ripreso con un buon ritmo, grazie ad Alpi Eagles, le rotte su Roma aggiungendo a sorpresa Napoli ed Olbia (quest'ultimo collegamento inizierà sabato 9 giugno), oltre ai voli Rayanair su Londra e vari voli charter. «Un impegno positivo che non vogliamo diminuire di valore – riconosce Franco Bettoni, presidente della Camera di Commercio di Brescia – ma oggi crediamo sia da rivedere l'idea di una società di gestione dove i bresciani abbiano in tasca solo il 15%. Dobbiamo ridiscuterne e siamo pronti ad aggiungere il denaro che sarà necessario». , l'unico presente per i bresciani nel Consiglio di amministrazione del Catullo vede la questione in termini positivi: «Abbiamo buone carte da giocare per poter svolgere insieme un eccellente lavoro». Si prospetta quindi, nell'assemblea del 14 giugno, una positiva «stretta di mano» tra Brescia e Verona per rilanciare il D'Annunzio, in base anche alle aspettative scaturite dal convegno milanese del 31 maggio nel quale appunto il presidente della Regione Formigoni ha avuto parole di apprezzamento per il ruolo di Montichiari e il suo ruolo nel sistema trasportistico lombardo. Un'operazione ben vista anche da Ferdinando Sanson (presidente del Catullo, presente anche lui al convegno di ) e da Vigilio Bettinsoli, assessore provinciale ai Trasporti che si è affrettato ad inviare una circolare ai Comuni di Montichiari, Castenedolo e Ghedi «perché tengano conto nei loro piani territoriali di una crescita del D'Annunzio ritenuta ormai irreversibile».

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