venerdì, Aprile 19, 2024
HomeAttualitàD'Annunzio "Priore in peccato di gola"

D’Annunzio “Priore in peccato di gola”

È stato presentato a Salò il 29 novembre scorso, nella Sala dei Provveditori, per iniziativa del Comune di Salò e del Vittoriale degli Italiani, il libro di Pino Mongiello dal titolo “D’Annunzio, il Priore in peccato di gola” (pp. 128, ed. ARTI/G9 di Brescia). Abbiamo chiesto all’autore, che è anche presidente dell’Ateneo salodiano, di raccontarci alcuni aspetti contenutistici del suo saggio, che è corredato da una suggestiva carrellata di foto, tutte mirate a mettere in luce il rapporto dannunziano tra cibo ed eros.

Volendo avvicinarmi, in qualche modo, al poeta che meno avevo studiato nella mia carriera scolastica, ho colto l’occasione del 150° anniversario della nascita di d’Annunzio per cercare di scoprire quale rapporto egli avesse avuto con il cibo: argomento, peraltro, oggi molto di moda. Dico subito che il suo fu un rapporto seduttivo, dove la componente dell’eros è essenziale. Entrando nella sala da pranzo della Prioria, al Vittoriale, dopo aver osservato gli arredi e gli oggetti che la riempivano mi sono chiesto: “Cosa ci fa qui uno Scimmione? E il Fauno che insegue una ninfa? E Paolo e Francesca, innamorati e dannati, che Dante colloca all’Inferno, nella sua Commedia? E la tartaruga, enorme, una volta circolante paciosa per i giardini del Vate? Sono simboli – ho pensato – e, come tali, richiamano la curiosità dei visitatori di oggi, spesso disattenti e smemorati dei miti classici, formati come sono su altre basi e altri fondamenti culturali. E gli ospiti di d’Annunzio, da lui invitati negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, che cosa avranno pensato di una simile messinscena? Che strana stanza quella della Cheli, la tartaruga, cioè, che la stravagante contessa Luisa Casati regalò, viva, al suo amante, e che vide poi svuotata e ridotta all’osso, proprio così, e monumentalizzata, dopo che l’animale morì per un’indigestione di tuberose!

La sala della Cheli fu costruita tra il 1926 e il 1929, su progetto dell’architetto Giancarlo Maroni, ma fu tappezzata e riempita di oggetti, i più disparati, dal Poeta che, a seconda dei casi, e in diverse occasioni, si autonominava “Priore”: ora “in odore di santità”, ora “in peccato di gola”. Ma in quella sala rutilante di colori si sedeva sempre più raramente, fino a disertarla negli ultimi anni di vita, lasciando i commensali in compagnia di uno, o di una sua sostituta, mentre lui si ritirava a mangiare nella Zambracca, appartato e solo, vicino ai libri, seduto al tavolo da lavoro. Non si trattava di misantropia ma di “male di vivere”, certamente causato dal progressivo e rapido procedere di un deperimento fisico che non sopportava di essere sottoposto, e giudicato, agli occhi dei compagni di mensa. Però quella sala d’Annunzio l’aveva voluta a tutti i costi, e aveva preteso di essere lui ad ornarla e riempirla di oggetti.

Nella sala della Cheli c’è l’inventario degli oggetti descritti nei suoi romanzi, c’è il gioco degli opposti, c’è il pensiero filosofico materialista e c’è l’affermazione del princìpio di conoscenza che avviene, lui dice, attraverso i sensi. Chi entra in quella sala, ed è appena un poco accorto delle cose dannunziane, vi trova la circolarità della sua esistenza, dalla fanciullezza alla soglia della morte. Anche la cosiddetta spiritualità francescana vi è rappresentata: sul tavolo, sopra la bellissima tovaglia disegnata e tessuta da Mariano Fortuny, ci sono i sottopiatti d’argento che riportano, a sbalzo, dei motti ispirati ai fioretti di san Francesco, ma che sono in effetti assolutamente dannunziani. Come può coesistere senza conflitto, se ci si pensa, l’esortazione alla povertà con la preziosità del metallo? Non ci sono equivoci. È il “Priore” che lo confessa, in una lettera al suo architetto: «Non penso a un Refettorio conventuale. In questi ultimi tempi si è accentuato il mio disdegno per le forme tradizionali del misticismo. Il mio misticismo è mio, singolarissimo. Scrivo un libro per disingannare gli sciocchi che mi credono francescano… Sono francescano del Quarto Ordine».

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video