In futuro potrà sostituire il fastidioso esame della colonscopia o della gastroscopia. Al momento verrà impiegato nell’esplorazione più particolareggiata di quei tratti dell’apparato digerente o intestinale difficilmente rilevabili con i tradizionali esami. Anche all’ospedale di Desenzano arriva, dunque, la capsula endoscopica che, grazie a una telecamera miniaturizzata, consentirà di eseguire un ampio numero di esami nel campo della diagnostica endoscopica. L’apparecchiatura, donata dall’Associazione Studio e Prevenzione Tumori di Desenzano presieduta dal dottor Ambrogio Colombo, da sempre impegnata nella ricerca e nella lotta ai tumori, è stata messa a disposizione del Reparto di Medicina Generale del «Montecroce», diretto dal dottor Walter Piubello. «Questa capsula – spiega il primario – contiene una microtelecamera, una minuscola batteria e una fonte di luce interna in grado di fotografare, con due immagini al secondo, tutto il tratto digestivo. Il paziente, a digiuno e dopo preparazione intestinale come per l’esame della colonscopia, ingerisce la capsula. Durante l’indagine, i segnali emessi dalla stessa sono captati da sensori posizionati a livello addominale e trasmessi a un piccolo registratore portatile come avviene per l’holter cardiaco». L’apparecchiatura, però, non sostituirà per il momento come si diceva, la gastroscopia o la colonscopia. «L’utilizzo della capsula – precisa infatti Piubello – anche per il suo costo elevato (circa 500 euro) trova il maggiore impiego per ora in casi ben precisi che riguardano lo studio di tratti dell’apparato digestivo poco esplorabili». Dunque, è possibile che negli anni futuri, la capsula endoscopica in ambito diagnostico e di screening possa trovare ampia diffusione, in particolare quando i costi saranno abbattuti e la metodica standardizzata. Poche le controindicazioni: stenosi del lume intestinale, quali possono riscontrarsi in corso di morbo di Crohn. «Desidero ringraziare l’associazione Studio e Prevenzione Tumori e il suo presidente dottor Ambrogio Colombo – ha detto il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Mauro Borelli – perché ci ha permesso di dotare il nostro ospedale di un’apparecchiatura di alta tecnologia medica, frutto delle ricerche dei bioingegneri».
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