venerdì, Marzo 29, 2024
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Per i golosi è una lieta sorpresa.

Dolce sorpresa dal monte Baldo «Resuscitata» la marronata

Per i golosi è una lieta sorpresa. Ma lo è pure per chi spera in un futuro migliore per l’agricoltura di montagna. Sul monte Baldo è «resuscitata» la marronata. Era scomparsa trent’anni fa, quando chiuse i battenti la ditta Vivaldi a Bardolino. È lì, in riva al lago, che la marronata è stata inventata, negli anni Trenta. La si faceva coi marroni del Baldo. Il rilancio è affidato a un giovane castanicoltore di San Zeno di Montagna, Simone Campagnari. Con una buona dose di coraggio, Campagnari, che è anche vicepresidente della locale associazione castanicoltori, ha deciso di trasformare in dolce crema una parte dei frutti raccolti nei suoi castagneti di località Sperane, affacciati verso il Garda. Ottocento vasetti appena: giusto un esperimento. Ma è comunque un segnale di qualcosa che finalmente si muove nel mondo agricolo baldense. «Prima o poi qualcuno doveva incominciare a trasformare i marroni. Ci ho provato io» dice semplicemente Campagnari. E le cose le ha fatte per bene. Ha scelto i frutti migliori, quelli che, se fosse già stato approvato il disciplinare comunitario (per ora ha superato l’esame italiano), potrebbero fregiarsi del marchio di tutela europeo. Li ha affidati alle mani esperte di Silvia e Daniele Savi, titolari della trattoria Montecurto di Lavagno, famosi per le loro confetture, vendute anche su internet. Gli ingredienti della marronata? Semplice: marroni di San Zeno e zucchero di canna, nient’altro. In realtà, la crema di marroni di Simone Campagnari si scosta un po’ tipologicamente dalla vecchia marronata dei Vivaldi. Quella era più compatta: la si vendeva in panetti nel cartone, oppure in pani di più grossa taglia, che i negozianti affettavano. A crearla furono Felice Vivaldi e il figlio Vincenzo nel 1933. «La marronata», raccontava qualche anno fa il cavalier Vincenzo, « ha avuto un’origine un po’ fortuita. Leggemmo su un vecchio libro una ricetta popolare che ci incuriosì. Ci mettemmo ad elaborarla, sbucciando castagne e facendo prove su prove finché il prodotto ci soddisfece. Ne preparammo qualche chilo e partimmo per Brescia, dove ci toccò pregare una burbera titolare di un negozio perché facesse assaggiare la nostra invenzione ai clienti». L’esperimento andò benissimo. «Infatti», aggiungeva Vivaldi, «ritornammo e la signora ci ordinò un quintale di marronata». I Vivaldi salirono sul monte Baldo, acquistarono altre castagne e si rimisero all’opera. In breve fu necessario assumere personale, quasi tutte ragazze di Bardolino. Arrivarono ad avere sessanta dipendenti e a produrre mille quintali di marronata. La produzione continuò fin verso il 1970. Poi la marronata scomparve dalle tipicità del Baldo Garda. Ora è tornata, per merito di un giovane castanicoltore: che sia l’inizio di una svolta? «È importante che i nostri agricoltori mirino sia alla qualità del prodotto che alla sua trasformazione, per acquisire quel valore aggiunto che permetta loro di trarre redditività dalla montagna», sottolinea il sindaco di San Zeno Cipriano Castellani. A volte l’integrazione di reddito può venire anche da un vasetto di ghiotta confettura.

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