Un libro di Marcello Zane su cento anni di servizi. A fine 800 erano una realtà tram, telefoni e acqua potabile

«Elettricità pubblica a Salò prima di tutti»

31/10/2006 in Attualità
A Salò
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Di Luca Delpozzo
Sergio Zanca

Dopo quat­tro sec­oli vis­su­ti nel felice ruo­lo di cap­i­tale del­la Mag­nifi­ca Patria (il ter­ri­to­rio del Gar­da bres­ciano e del­la Valle Sab­bia), ai tem­pi del­la Repub­bli­ca Serenis­si­ma di Venezia, Salò dovette fare i con­ti con la buro­crazia napoleon­i­ca ed aus­tri­a­ca. Iniz­iò a ritornare luo­go cen­trale dell’economia e del­la soci­età di un vas­to cir­con­dario con la nasci­ta del Reg­no d’Italia, nel 1860. Un’evoluzione spie­ga­ta in maniera bril­lante da Mar­cel­lo Zane, in uno stu­dio pub­bli­ca­to sull’ultimo numero delle Mem­o­rie dell’Ateneo, pre­siedu­to da Pino Mongiel­lo, ex sin­da­co, ex pres­i­dente del­la Comunità.La nuo­va classe diri­gente real­iz­zò numerose opere. Nel 1887 la soci­età bel­ga del Tramway aprì la lin­ea del tram Tormi­ni-Vil­la-Cunet­tone-Salò, lun­ga nove chilometri, pros­egui­men­to del tron­co Bres­cia-Tormi­ni, inau­gu­ra­to nel giug­no ’81. L’occasione per uscire defin­i­ti­va­mente dall’isolamento. Il capo­lin­ea era in piaz­za Fos­sa. Nel ’91 i bina­ri ven­nero… allun­gati fino al Carmine. Il trasporto su rota­ia si affi­an­ca­va ai due col­lega­men­ti quo­tid­i­ani con la cit­tà, garan­ti­ti dall’impresa Maz­zol­di, su car­rozze trainate dai cav­al­li. Gli abi­tan­ti com­in­cia­rono allo­ra a restau­rare e abbel­lire le loro case. I com­mer­cianti ampli­arono i negozi e i mag­a­zz­i­ni con eleganza.«Grazie alla pre­sen­za di una buro­crazia statale in piena espan­sione — affer­ma Zane -, con la sede di Cir­con­dario, Tri­bunale, Sot­to­prefet­tura, ospedale, scuole, archiv­io notar­ile, ecc., si esalta la pic­co­la patria locale. Dota­ta di un arti­co­la­to tes­su­to com­mer­ciale e pro­fes­sion­ale, Salò basa le pro­prie for­tune sul retroter­ra, ric­co di arti­giani e di agri­coltori». Elet­tric­ità, tele­fono, con­dut­ture idriche, fab­bri­ca del ghi­ac­cio, gas sono set­tori che, da un lato, cos­ti­tu­is­cono i nuovi stru­men­ti del­la cresci­ta urbana e del vivere civile e, dall’altro, rap­p­re­sen­tano lucrose fonti di red­di­to per qualche pos­si­dente. Chi si reca a Salò in tram dai pae­si vici­ni (privi di ogni servizio) nota con mer­av­iglia le novità.La rete idri­ca arri­va nel 1894, gra­zie alla Soci­età dell’acqua pota­bile, pre­siedu­ta dall’avvocato Pao­lo Grit­ti, che ha pure guida­to l’ospedale, la con­gregazione di car­ità, l’orfanotrofio fem­minile, nonchè sin­da­co dal 1899 al 1901. La dis­tribuzione (min­i­mo 600 litri al giorno per utente, come nelle più gran­di cit­tà ital­iane) avviene solo a quan­ti abi­tano nelle case fron­teggianti le vie per­corse dal­la con­dut­tura prin­ci­pale, e che abbiano acquis­ta­to una delle 350 azioni emesse, per un cap­i­tale totale di 31.500 lire. Nel 1895 viene cos­ti­tui­ta la Soci­età per la fab­bri­ca del ghi­ac­cio arti­fi­ciale, che serve alberghi e negozi. Lo sta­bil­i­men­to è alle Rive. La… cor­net­ta giunge per volon­tà del­la Soci­età tele­fon­i­ca del Gar­da, cre­a­ta nel 1898 da Gio­van­ni Quare­na, Gio­van­ni Devoti, Ange­lo Fuchs e altri: una coop­er­a­ti­va col cap­i­tale di 160 mila lire, uti­liz­za­to nei lavori di posa dei cavi, con l’allacciamento iniziale a 132 uten­ti, per un vol­ume quo­tid­i­ano di 38 chia­mate locali e 80 interurbane.Ma nel 1888 Salò e Gar­done Riv­iera sono le prime local­ità dell’intera provin­cia (persi­no Bres­cia ne era anco­ra sprovvista) ad avere l’illuminazione elet­tri­ca pub­bli­ca a cor­rente alter­na­ta, da mille volts, invi­a­ta ai sin­goli pun­ti luce dotati di trasfor­ma­tore per ogni lam­pa­da a incan­descen­za. Una tec­nolo­gia nuo­vis­si­ma, por­ta­ta dal­la Soci­età anon­i­ma (cap­i­tale di ben 500mila lire), che nel pri­mo anno di attiv­ità ero­ga elet­tric­ità a 360 lam­pade, di cui 50 nei due pae­si, 160 per locali pub­bli­ci, teatri, stazioni dei tram, 150 usate in abitazioni e negozi. L’ingegnere Gio­van­ni Quare­na, di Gavar­do, lau­re­atosi al Politec­ni­co di Zuri­go, prog­et­ta tre cen­tra­line idroelet­triche (a Covoli, Banale e Bruz­zo), poi real­iz­za il col­lega­men­to di 40 chilometri con Desen­zano, il più lun­go d’Italia.

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