venerdì, Aprile 19, 2024
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Annegarono nel 1945: l’anfibio su cui andavano a liberare il Trentino affondò

Equipe Usa scandaglia il lago per riavere i resti di 25 soldati

Affondò in un istante e trascinò con sé 25 soldati statunitensi. Era una notte di tempesta quella del 30 aprile 1945. La seconda guerra mondiale non era ancora finita per l’alto Garda. Un anfibio statunitense, un Dukw, uno dei tanti utilizzati nell’operazione «Remont blue», Risalita triste, che da Verona avanzava sul Garda per liberare il Trentino, imbarcò acqua. Era troppo carico. Fu inghiottito dal lago tra Torbole e Riva. I militari della decima divisione da montagna scomparvero in pochi secondi. Sul monte Brione c’era ancora una postazione nemica che faceva fuoco. Uno solo sopravvisse, Thomas Hough, che ha oggi 82 anni e vive in Ohio. Tutti gli altri annegarono gravati com’erano dall’attrezzatura militare. Oggi, a 58 anni di distanza, i resti di quei militari morti in acque trentine verranno forse recuperati. Un’equipe è al lavoro da tempo. È la terza volta che quest’anno è sulle rive benacensi. Si tratta del colonnello, addetto militare per l’aeronautica dell’ambasciata Usa di Roma Jeff Patton, di Brett Phaneuf, oceanografo della Texas A&M University, coordinatore della ricerca sponsorizzata dalla Promare (associazione Usa non profit) e di Richard Willis, antropologo del Comando Joint prisoner of war missing in action. Con loro, tecnici italiani specializzati in ricerche subacquee con sofisticatissimi sistemi e alcuni sommozzatori. Stanno tentando di recuperare quel che resta dei soldati morti nelle acque benacensi. Realizzeranno una mappatura precisa, ai 3 centimetri, poi utilizzeranno un piccolo vettore sottomarino filoguidato tipo «Rov» dotato di telecamere e sonar per cercare di individuare il relitto. Sono già stati individuati cinque probabili obiettivi. «Abbiamo un obbligo morale di rimpatriare le spoglie dei nostri soldati caduti», ha detto Patton che ha anche lanciato un appello a quanti hanno vissuto quei drammatici giorni dell’aprile ´45 e possono dare notizia o riferire testimonianze utili alle ricerche. Chi avesse da riferire dettagli o testimonianze importanti potrà contattare il Museo civico di Riva del Garda (0464.573869). «Ogni cosa recuperata eccetto i resti dei soldati», ha detto Patton, «verrà lasciata al Comune di Riva». L’equipe statunitense esce ogni mattina in barca, scorazza in lungo e in largo e rientra la sera. Spesso pranza a bordo. Utilizzano per la mappatura un sistema chiamato «multibean» che assieme alla rilevazione satellitare con Gps e al sistema di navigazione, riesce a ricreare palmo a palmo la mappa degli abissi, che sprofondano per oltre 300 metri. Phaneuf ha già eseguito altre ricerche di questo tipo, tra cui quelle in Normandia e nel golfo del Messico. Produce anche documentari per Discovery channel, un canale tv satellitare. I fondali del Garda hanno sempre nascosto misteri. Tra quelli più intriganti indubbiamente la vicenda dell’oro del Duce, le casse che Mussolini avrebbe fatto gettare in fondo al lago il 18 aprile 1945 durante la sua fuga da Salò e che avrebbero contenuto documenti importanti e oro. Nel 1993 una spedizione di sub ne riportò alla luce alcune ma, sempre ammesso fossero proprio quelle, non contenevano nulla. Per l’occasione erano giunti a Gargnano anche Ignazio La Russa e Alessandra Mussolini. Altro mistero più recente le bombe sganciate il 16 aprile 1999 nel lago di Garda da un caccia F15 Nato di ritorno dal Kosovo. Furono eseguite ricerche durate mesi, fu ritrovato di tutto ma di quegli ordigni niente. Nessuna autorità civile o militare comunicò mai nulla ai sindaci gardesani. L’unica effimera consolazione è che secondo il pubblico ministero Giancarlo Tarquini non dovrebbero essere ordigni all’uranio impoverito ma bombe a grappolo.

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