giovedì, Marzo 28, 2024
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All’ittiologo Enzo Oppi sarà intitolata una strada. Lo studioso ha lasciato scritti fondamentali per la conoscenza della fauna del lago

Era l’amico dei pescatori

Una strada per Enzo Oppi. Il consiglio comunale, nell'ultima seduta dell'amministrazione Comencini, ha deliberato di intitolare una via all'ittiologo gardesano prematuramente mancato nel 1988, all'età di quarantadue anni. Via Oppi sarà una traversa di Monte .Insegnante di matematica a Verona, ma anche e soprattutto valente studioso della fauna ittica del Garda, Enzo Oppi ha lasciato numerosi scritti, che costituiscono un patrimonio fondamentale per la conoscenza dell'ambiente lacustre. Di fatto, è stato il continuatore dell'opera di Floreste Malfer, l'ittiologo scomparso nel 1932. Tutte le opere di Oppi sono state raccolte, dopo la morte, nel volume «Ricerche sui pesci del », edito dalla Cooperativa fra pescatori di Garda, dal centro studi per il territorio benacense e dall'amministrazione provinciale. «Credo che la grande passione di Enzo Oppi per l'ittiologia e per i problemi ambientali ad essa connessi – scriveva nel 1989 Ugo D'accordi introducendo il volume – gli fosse entrata inconsciamente nel sangue quando bambino trascorreva buona parte delle sue giornate sul Garda a contatto con gli amici pescatori». Vennero poi gli studi, sotto la guida di Sandro Ruffo e di Ettore Grimaldi. Studi che, rubando ancora le parole a D'Accordi, «trasformarono la passione in vera scienza». Per anni Oppi collaborò col settore agricoltura e ambiente della Provincia di Verona. E fu anche partner del di storia naturale: «Uomo di poche parole ma ricco di senso dell'humor e di calore umano, serio ricercatore, appassionato studioso – lo ricordava Lorenzo Sorbini – Oppi si legò sempre più al nostro Museo divenendone uno dei principali collaboratori». Gli stessi pescatori di Garda, nonostante le lunghe, accese battaglie avute con lui in materia di regolamenti di pesca, ne conservano la memoria con affetto. Lo ritengo in tutto e per tutto uno di loro. E del resto Carlo Pasotti, allora presidente della Cooperativa, nel già citato volume che raccoglie tutti i lavori di Enzo Oppi, ricordava che «non c'è dubbio che il nostro destino gli stava a cuore», anche se «continuava a dire che noi pescatori del Garda non sappiamo fare il nostro mestiere e che non sappiamo vendere il nostro prodotto». Poi però i pescatori lo ascoltavano, lo seguivano: giunsero persino, su suo suggerimento, ad autolimitare la pesca delle sardelle. «Quante volte – aggiungeva Pasotti – avremmo preferito che se ne stesse zitto lui, con le sue prediche da scienziato. Adesso, nelle lunghe e silenziose giornate sul lago, la sua voce si fa sempre più lontana e fioca; nessuno verrà più a rimproverarci per il nostro modo, tutto gardesano, di intendere la pesca». Ma era proprio perchè la pesca professionale potesse avere un avvenire che Oppi si batteva tanto. E ora Garda gli rende omaggio. «Un omaggio doveroso e dovuto», dice Fabio Gaggia, che di Oppi fu amico e collaboratore, fondando proprio insieme a lui, tra l'altro, il centro studi per il territorio benacense.

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