L’ipotesi di fare del bresciano la terza pista di Malpensa con quello veronese «supporto tipico» di LinateFabio Bortolazzi, l’intransigente presidente della Catullo Spa, cala un poker che non t’immaginavi. Mentre è lì che traccia i punti cardinali dell’ «aeroporto virtuale» unendo Malpensa, Linate, Verona e Montichiari, sulla pista di quest’ultimo atterra un cargo 747 con merce dalla Cina.Il futuro corre sulla lunga pista bresciana. Il progetto è di quelli che tagliano con il passato (quello che vedeva un possibile accordo fra Verona e Orio al Serio), aprendosi a prospettive europee. L’aeroporto «D’Annunzio» come terza pista di Malpensa, quello di Verona come supporto tipico di Linate. Un gioco a quattro che rivoluzionerebbe la scacchiera internazionale. Sulla fattibilità di una sfida che porterebbe alla creazione del più grande Hub d’Italia, davanti a Fiumicino, e, anzi, del più grande sistema aeroportuale del sud Europa, uno studio commissionato a una società straniera sta per essere presentato. Probabilmente già nel consiglio del D’Annunzio, fra 15 giorni.Per Fabio Bortolazzi è la conclusione di un processo: «Se Malpensa entro il 2015 non crea la terza pista non sarà competitivo a livello europeo», sostiene il presidente della Spa. «I costi per la realizzazione però sono altissimi e l’impatto ambientale disastroso. Anche Sea, la società che gestisce gli scali di Linate e Malpensa, sa fare i conti».QUESTA LA premessa. La proposta è di trasformare il D’Annunzio nella pista che a Malpensa non c’è, in un terminal per il grande trasporto cargo intercontinentale, e, in futuro, per le grandi tratte intercontinentali di passeggeri. Quanto al Catullo, si dividerebbe con Linate i voli continentali: «Verona ha acquisito tutte le zone militari, e ha quindi la possibilità di ampliarsi. Linate invece – ricorda il presidente della Catullo – per rientrare nei parametri di sicurezza deve calare il traffico aereo del 30 %».Quanto di questo aeroporto virtuale è già sulla carta? «Non posso dire che siamo già arrivati alle nozze – nicchia il presidente della società di gestione veronese -, ma ho già pronto l’anello di fidanzamento». Quanto alla posizione degli attuali soci della società veronese, il presidente fa intendere che alcuni di loro, fra i più influenti, vedono di buon occhio il progetto, perché «sarebbe un’opportunità per la loro dismissione». Francoforte, da cui passa la maggior parte delle merci trasportate da Lufthansa Cargo, e attualmente il più grande air cargo hub d’Europa, non ne sarebbe invece contento, e neppure Fiumicino, l’hub più grande d’Italia. «Confido però nel ruolo della politica, soprattutto quella bresciana», sostiene Bortolazzi. Fiducioso, perché è convinto che la politica sappia cogliere le potenzialità di una nuova società che verrebbe a costituirsi nel nord Italia, zona fortemente produttiva. Una società che entrerebbe in borsa entro cinque anni, e che prevederebbe anche un capitale pubblico. Nessun socio dominante, si devono evitare i cannibalismi, avverte Bortolazzi.«L’investimento inizialmente sarebbe molto basso», sottolinea il presidente dello scalo. «La pista per i cargo c’è e Malpensa ce la invidia. Il D’Annunzio dovrebbe solo ampliare i magazzini di stoccaggio, un domani si potrebbero crescere anche infrastrutture per i passeggeri». Se il sistema diventerà competitivo, andando a raccogliere lavoro in Europa, le strutture saranno potenziate. Sembrano lontane anni luce le polemiche che avevano contrapposto i bresciani e i veronesi sulla gestione dello scalo di Montichiari.BASTA CON I campanilismi, ammonisce Bortolazzi. La prospettiva si è rovesciata: il piccolo aeroporto non può più pensare di sopravvivere da solo, bisogna invece guardare a che cosa offre il mercato. Aprirsi all’Europea, creare un’alternativa alla Germania. La campana bresciana risponde con cautela: «Un progetto suggestivo – afferma Vigilio Bettinsoli -. In questi giorni un vettore di Roma ha dimostrato interesse verso il nostro aeroporto. Su un altro fronte si lavora per creare un collegamento Brescia-Madrid-Buenos Aires. Quello di creare un hub del nord Italia sarebbe un traguardo a cui guardare con entusiasmo, ma la strada è molto lunga».La notizia in effetti è piovuta dal cielo come la pioggia di questi giorni. Bettinsoli attende le reazioni dei soci, le risposte dalla società che gestisce Malpensa, Sea, i segnali di Linate. In pochissimi ne sapevano qualcosa. Ma quello di Bortolazzi sembra un disegno dai contorni molto ben definiti.
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