giovedì, Aprile 18, 2024
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«Ridotto» il lungolago per aggirare gli ostacoli burocratici

Fra due giorni comincia lo scavo

Il dirigente del servizio strade della provincia, ingegner De Col, è sceso ieri mattina a Riva per mettere a punto gli ultimi dettagli in vista dell’avvio dei lavori per la costruzione del tunnel fino a Sperone, confermato per lunedì mattina. Gli uffici del cantiere sono sistemati alla casa Rossa, nella vecchia cantoniera dismessa (hanno dovuto fare in fretta e furia l’allacciamento alla fognatura e alla rete del metano); gli operai saranno ospitati nell’hotel Excelsior «requisito» fino a luglio; la ricostruzione della massicciata della vecchia 45 bis strappata dalla frana è fatta.L’occasione è servita all’assessore Matteotti per consegnare al dirigente provinciale, la seconda edizione del progetto del lungolago che la giunta vuole costruire col materiale di risulta dello scavo. Su quest’opera si sta giocando un braccio di ferro con i funzionari trentini che ancora non hanno messo nero su bianco il nulla-osta a scaricare dentro il lago in modo da allargare d’una decina di metri il lungolago D’Annunzio. Per il fatto che ancora non c’è la certezza che i sassi finiscano nel lago, l’impresa prima di mettersi a scavare il tunnel ha preteso -ed ottenuto- il permesso di transito dei camion attraverso il centro città: se potranno scaricare nel lago tanto meglio; in ogni caso non possono rischiare di non sapere dove andare a buttare migliaia di metri cubi di roccia sminuzzata o di vedersi fermare dal divieto di transito dei mezzi pesanti in città, i camion diretti a Ceole. L’assurdo è che per Limone non c’è problema alcuno: la regione Lombardia ha già concesso di buttare semplicemente nel lago, senza nemmeno la giustificazione di costruire un’opera di difesa spondale, tutto il materiale che vogliono. Il lago è lo stesso, la roccia è la stessa: Brescia permette, Trento fa difficoltà, e di ordine squisitamente burocratico. Infatti, secondo la normativa provinciale (evviva l’autonomia) un cumulo di materiale superiore ai 20.000 metri cubi, deve considerarsi discarica: ma non può considerarsi discarica se non è compreso nel piano provinciale delle discariche: e sul lungolago rivano il piano non individua nessuna discarica. Di qui l’esigenza d’una riduzione (provvisoria) del primitivo progetto che prevedeva l’allargamento del lungolago dallo scarico della centrale alla casa Rossa. La richiesta consegnata a De Col è per il solo tratto finale del lungolago, dalla scaletta alla casa Rossa: così si evita la classificazione come discarica e si guadagnano le settimane necessarie per sistemare tutte le carte. L’ufficio complicazione cose semplici non si smentisce mai.

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