giovedì, Aprile 25, 2024
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Due progetti per la valorizzazione dell’area naturale, sfruttando i finanziamenti europei La protezione del laghetto deve diventare un volano economico

Frassino, più turismo verde

Il laghetto del Frassino fra tutela intelligente e turismo verde, in particolare a scopo didattico. Sono questi i poli per la valorizzazione di questa bellissima area naturale, che è stata al centro di due iniziative promosse dalla Provincia, collegate fra loro sia dal punto vista ambientale e geografico perché realizzate entrambe dalla società di studi Albatros, già autrice in passato di una ricerca sui germani reali del Garda. La prima consiste nella pubblicazione del volume «Action plan», un dettagliato piano d’azione per le zone umide montane e pedemontane che interessa tre province (Verona, Trento e Bolzano) e che interessa per il territorio veronese il basso Garda e il laghetto del Frassino. Un lavoro di ampio respiro, attraverso il quale sarà più agevole, in futuro, avanzare alla Comunità europea richieste di finanziamento per la gestione e la valorizzazione a fini didattico-naturalistici, e quindi anche per la promozione del cosiddetto «turismo verde», di alcune aree umide di elevato valore ambientale. Il volume, disponibile in 500 copie presso gli uffici del Settore Faunistico Ambientale, verrà distribuito ai Comuni della Provincia (in special modo alle biblioteche) e alle scuole che organizzano escursioni didattiche nelle aree umide in questione. Concerne invece in maniera più diretta la gestione del territorio la seconda iniziativa voluta dal Settore Faunistico Ambientale e riguardante il laghetto del Frassino. «L’ultimazione di questo studio sul Frassino – spiega l’ittiologo della Provincia, Ivano Confortini – ci permette non solo di migliorare, assieme a Veneto Agricoltura, l’attuale gestione e tutela di questo biotopo, ma anche di accedere a quei finanziamenti europei che ci saranno necessari per attuare tutti quegli interventi essenziali per garantire la migliore conservazione possibile a questo ambiente che, specie per quanto riguarda la fauna anfibia e l’avifauna, è uno dei più importanti siti umidi a livello nazionale». I naturalisti della società Albatros, Michele Caldonazzi e Claudio Torboli, hanno tracciato le linee guide per la futura gestione a tutti i livelli. Linee che vanno dalla tutela della fauna (in particolar modo anfibi e uccelli) a quella della vegetazione lacustre e ripariale, e dalla valorizzazione a fini scientifici e didattici del lago alla manutenzione dei canali e dei boschi circostanti, più opportuna affinché non si verifichino, anche involontariamente, eventi che in qualche modo possano alterare il delicato equilibrio del biotopo. «Lo scopo principale di questo studio sul Frassino», spiega Torboli, «era la realizzazione del piano di gestione contenente non solo tutte le azioni indispensabili ma anche la tempistica e la scala delle priorità d’intervento». Il lavoro, che è durato due anni e che ha comportato oltre un centinaio di giornate di lavoro in loco, si sviluppa – ha evidenziato Caldonazzi – in tre direzioni: la ricerca scientifica su flora, fauna ed ecosistemi, la possibilità di una valorizzazione sul piano naturalistico e didattico del sito e la valutazione dell’impatto ambientale che qualsiasi tipo delle attività gestionali previste possa produrre. «Sia nella realizzazione dello studio sul Frassino che nella stesura, realizzata assieme ad altri studiosi delle province di Trento, Bolzano e Verona, del Piano d’azione per le zone umide montane e pedemontane», conclude Caldonazzi, «non abbiamo proposto di mettere i singoli biotopi sotto una campana di vetro ma di svilupparli attraverso linee di tutela che rappresentino anche un volano economico per le popolazioni locali».

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