venerdì, Aprile 19, 2024
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Le nuove frontiere della medicina nell’Azienda Ospedaliera di Desenzano: la donazione del cordone ombelicale. Attivo un servizio quotidiano di conferimento di sangue placentare dall’Azienda alla “banca” di Milano contro le malattie senza speranza.

Grande sensibilità dimostrata dalle partorienti: quasi tutte per il sì

Ormai non è più una novità, ma è sempre bene ricordarlo: l’Azienda ospedaliera di Desenzano del Garda, con i suoi tre presidi che abbracciano, con l’area gardesana, un bacino che va dalla Bassa alla Valsabbia, ma che interessa e coinvolge anche una serie di province limitrofe, ha fatto della qualità globale un traguardo e al tempo stesso un mezzo per assolvere al meglio i suoi compiti istituzionali. E questo avviene non per imposizione “ope legis” bensì per la crescita continua, regolare, qualificata, evidente dei servizi e delle strutture a disposizione di centinaia di migliaia di cittadini. E’ un discorso, questo, che non appartiene alla politica – sia essa sanitaria sia politica senza aggettivi – ma determinato esclusivamente dalla capacità professionale e gestionale di chi opera in questa struttura e di essa stabilisce organizzazione e prestazioni.Così, per fare un esempio molto concreto, oggi si può lanciare un messaggio importante: “Abbiamo ottenuto la certificazione secondo le norme Iso 9000 – afferma il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera, dottor Angelo Foschini – e questo mi consente di dire che il nostro Sistema Qualità offre la possibilità di una reale e utile applicazione in Azienda a scopo preventivo e migliorativo, nell’interesse esclusivo del cittadino/utente”.“E’ assolutamente lusinghiero per il nostro lavoro il fatto che un prestigioso Ente-terzo internazionale, la DNV Italia – Det Norske Veritas, abbia certificato tutti i Servizi di diagnosi (laboratori, centri trasfusionali, anatomie patologiche, radiologie), i reparti di medicina interna, farmacie, direzione strategica e attività di relazioni esterne e che nel volgere di un tempo relativamente breve – circa 18 mesi – tutta l’Azienda otterrà il riconoscimento. Il progetto di certificazione – conclude il direttore Foschini – così come delineato dall’Azienda ospedaliera di Desenzano, è stato riconosciuto dalla Regione Lombardia come uno dei progetti più ampi e qualificati fra quelli presentati dalla Aziende dell’intero territorio regionale”.E’ su questo sfondo che si propone la conferma di questa fondamentale linea/guida, offerta dalla presentazione del convegno dal titolo La donazione del cordone ombelicale: attualità e prospettive future, che si terrà sabato 10 novembre, nell’aula magna del presidio di Montecroce, a partire dalle ore 10. L’iniziativa è stata voluta e organizzata dal Dipartimento materno infantile dell’Azienda Ospedaliera di Desenzano, diretto dal dott. Piergiorgio Tassi, con l’Unità di ostetricia e ginecologia (primario dottor Pasquale Pigantelli). Dipartimento e Unità operative si sono avvalsi del consueto ed encomiabile impegno organizzativo – e dell’opera a 360° – del Servizio Formazione e Aggiornamento, di cui è responsabile la dottoressa Rossella Goglioni.Sintetizza il dottor Pasquale Pignatelli: “La donazione del cordone ombelicale significa che a una vita nasce la speranza di un’altra vita”. Il perché è presto spiegato, facendo riferimento ad un dato attuale: in pazienti affetti da malattie ematologiche (tumori, malattie ereditarie, leucemie ed altro) il trapianto di cellule staminali rappresenta spesso l’unica terapia efficace. Ed è stato sperimentato come il sangue del cordone ombelicale possa essere utilizzato come sorgente di cellule staminali emopoietiche alternativa al trapianto di midollo. Quest’ultimo, per i soggetti affetti da leucemia a prognosi infausta, ha dato una speranza ai malati, ma non tutti possono beneficiare di tale metodica poiché è necessaria l’assoluta compatibilità tra donatore e ricevente. Sebbene questa possibilità sia alta all’interno della propria famiglia, tuttavia è limitata a circa il 25% tra fratello e fratello; quindi se non si hanno fratelli o sorelle le possibilità di trovare un donatore compatibile si riducono raggiungendo purtroppo percentuali minime. Con l’ausilio anche di donatori volontari si può ipotizzare di garantire attualmente un trapianto al 50% dei malati; pertanto il restante 50% è destinato ad una triste fine. Ma per tutti i soggetti esiste dal 1987 una nuova speranza: la donazione del sangue cordonale.“Il sangue placentare – spiega il dottor Pignatelli, che ha proposto e stimolato questo nuovo servizio, qualificante sul piano scientifico quanto su quello sociale e, perché no, etico – offre i seguenti vantaggi:– il trapianto può essere effettuato anche in condizioni di parziale compatibilità rispetto al trapianto di midollo osseo che richiede, invece, la compatibilità totale tra donatore e ricevente;– il sangue placentare è immediatamente disponibile e questo riduce drasticamente i tempi che intercorrono tra la richiesta ed il trapianto;– ha un costo di circa un milione per il trattamento di ogni cordone a fronte di un costo per un trapianto di midollo di circa venticinque milioni”.Tutto ciò ha permesso la creazione di banche in tutto il mondo, sette delle quali in Italia.Ad oggi il sangue placentare è stato utilizzato largamente per i trapianti in età pediatrica “in quanto il numero delle cellule in esso presenti consente il trattamento di pazienti il cui peso corporeo è di circa venti chili”, ma si prevede che in un prossimo futuro si possano espandere le cellule “ex vivo” fino a consentire il trapianto negli adulti. Ciò sarà possibile però solo tramite una grande opera di informazione alla donazione oltre ad una stretta cooperazione tra i centri ospedalieri sede di reparti di Ostetricia.Un’opera che l’Azienda ospedaliera di Desenzano sta portando avanti con decisione e che sta dando importanti risultati concreti: la disponibilità quasi totale delle partorienti a donare il proprio cordone, con uno slancio ed una convinzione certamente frutto dell’opera combinata del personale di Ostetricia e del Servizio di formazione; l’istituzione di un servizio pressoché quotidiano di trasporto del sangue placentare dall’Azienda di Desenzano all’apposita “banca” di Milano.E’ un discorso, questo, che andrà certamente ripreso. Intanto, dopo aver segnalato che il convegno di sabato 10 è rivolto non solo agli operatori sanitari, ma anche a tutta la popolazione, eccone il programma:ore 10, apertura dei lavori da parte del professor Attilio Gastaldi, già rettore dell’Università di Brescia, docente universitario e studioso di chiara fama; ore 10.20, relazione sul “Trapianto di sangue placentare” da parte del dott. Paolo Rebulla, direttore medico della Milano Cord Blood Bank; ore 10.50, “La banca del sangue placentare”, dottoressa Lucilla Lecchi, direttore tecnico della stessa Milano Cord Blood Bank; ore 11.20, conclusione ancora del dott. Rebulla sulle “Prospettive future della fabbrica delle cellule”. A seguire, si svolgerà il dibattito.

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