Harry ti presento Kamili: è arrivata, al Parco Natura Viva, la prima coppia di Cercopitechi barbuti d’Italia

14/09/2017 in Attualità
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Di Redazione

Nonos­tante la piog­gia che con­tin­ua a cadere in questi giorni, Har­ry avrebbe con­tin­u­a­to volen­tieri ad esplo­rare l’esterno del suo nuo­vo repar­to al di Bus­solen­go. Ma Kamili, più tim­i­da e meno temer­aria, lo ha tenu­to all’interno con l’astuzia: una buona ses­sione di pulizia del pelo e il suo com­pag­no ha cedu­to alle lus­inghe. Har­ry e Kamili sono la pri­ma cop­pia di cer­co­pite­co bar­b­u­to ad appro­dare in un par­co zoo­logi­co ital­iano e pri­ma di qualche giorno fa, non si era­no mai incon­trati.

Nato a Pari­gi lui e in Inghilter­ra lei, Har­ry e Kamili sono giun­ti al per­ché inser­i­ti nel pro­gram­ma europeo di con­ser­vazione ex situ: vul­ner­a­bili di estinzione, ai due cer­co­pitechi bar­bu­ti è demanda­to il com­pi­to di cos­ti­tuire una ris­er­va genet­i­ca che in natu­ra va scom­paren­do. “Siamo la pri­ma strut­tura ad ospi­tar­li in Italia e la quat­tordices­i­ma in Europa, che reg­is­tra un totale di 59 indi­vidui”, spie­ga Cesare Avesani Zabor­ra, diret­tore sci­en­tifi­co del Par­co Natu­ra Viva di Bus­solen­go. Nel frat­tem­po però, nelle foreste del­la faglia alberti­na tra Con­go, Rwan­da, Ugan­da e Burun­di, ques­ta specie è vit­ti­ma del­la perdi­ta di habi­tat a causa dell’espansione agri­co­la e del­la cac­cia ille­gale”.

Dal­la fit­ta “bar­ba” bian­ca intorno al col­lo e sot­to il men­to, dal­la lun­ga coda e dal man­to nero-mar­rone, i due pri­mati sono una cop­pia solo da qualche giorno ma han­no dimostra­to un feel­ing imme­di­a­to. “Kamili si è fida­ta subito di Har­ry, più adul­to e più esper­to di lei”, con­tin­ua Avesani Zabor­ra. “I 10 anni di dif­feren­za han­no descrit­to una dinam­i­ca sana nel­la cop­pia, sec­on­do la quale è Har­ry a guidare gli sposta­men­ti. A parte quan­do piove e lei lo dis­suade”. Kamili non perde mai di vista il suo nuo­vo com­pag­no, accetta ogni sua atten­zione e in fat­to di ciotole, quel­la di Har­ry è di cer­to più appetibile.

“Anche per loro, il nos­tro impeg­no gior­naliero è con­cen­tra­to nel­la neces­sità che essi svilup­pino il pro­prio carat­tere indi­vid­uale sec­on­do le carat­ter­is­tiche del­la specie e che abbiano sem­pre a dis­po­sizione sti­moli manipola­tivi, olfat­tivi e cog­ni­tivi. Poi, “se son rose fiori­ran­no”, con­clude Avesani Zabor­ra.

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