Il racconto di Gaetano Buono, capo di Gabinetto in Questura nel ’50. Churchill sul Garda? «Non so se tentò di recuperare le lettere del Duce»
«Ho visto le casse della Petacci»
Nei giorni in cui è tornato alla ribalta delle cronache la ricerca dell’oro di Dongo e dei documenti del Duce sul Lago di Garda, è riaffiorata alla memoria anche il ritrovamento delle casse appartenenti a Claretta Petacci sepolte nel giardino di Villa Cervis. In quei giorni Gaetano Buono, nel 1950 capo di Gabinetto della Questura in via Musei, in Palazzo Martinengo, fu testimone del ritrovamento delle casse di Claretta; in quegli anni era questore il dott. Cosmo Minervini. Buono vide una delle tre casse trovate il 9 febbraio 1950 a Gardone Riviera nel giardino di casa Cervis, ecco la sua testimonianza. Quando trovarono le famose tre casse nel giardino Cervis fu coinvolta la Questura di Brescia? Fu portata nel mio ufficio solamente una delle tre casse ed era già stata aperta. Non posso dire, quindi, che cosa contenesse al momento del ritrovamento. Mostrava i segni evidenti di essere stata interrata. Rimasi sorpreso nel constatare che vi erano molte scarpe e indumenti intimi femminili estivi. Nessun documento, nessuna carta. Erano indumenti raffinati, il corredo di Claretta; c’era anche uno slip da donna nero di rete. Tutto era alla rinfusa. Ebbi l’impressione che qualcuno avesse già messo le mani. E le altre due casse? Posso solo affermare che non passarono dal mio ufficio, per cui non posso dire nulla. Nessuno, in precedenza, si era occupato delle carte di Claretta? Ricordo che nel 1948 venne da Roma un ispettore generale del ministero alla ricerca del carteggio Churchill–Mussolini, il questore dott. Messana. Non trovò nulla, a quanto mi risulta. Devo aggiungere che nessuno di noi, vale a dire nessuno della Questura di Brescia – sempre a quanto mi risulta – si preoccupò di tale carteggio. Rammenta la presenza di giornalisti? Ricordo solo che c’era della confusione. Il ritrovamento delle casse suscitò interesse, naturalmente… Lei ebbe l’incarico di coordinare il servizio di sicurezza di Winston Churchill quando arrivò a Gardone e soggiornò al Grand Hotel nel luglio del 1949, pochi mesi prima del ritrovamento delle famose casse. Che cosa ricorda? Furono incaricati del servizio una decina di uomini coordinati dal funzionario di Pubblica Sicurezza Cattalini. Mi risulta che Churchill usciva dal Grand Hotel solamente per dipingere; come è noto si dilettava di pittura. Giravano le voci che fosse venuto sul Garda per recuperare il suo carteggio con Mussolini, o le copie del carteggio; ma a me non consta abbia avuto contatti con persone particolari. Anche se non posso escludere che la ricerca sia stata fatta da persone del suo seguito. Quando lasciò Gardone donò personalmente a Cattalini e agli agenti una medaglietta d’oro in segno di gratitudine. Ebbe contatti con il soprintendente del Vittoriale? Come capo di gabinetto della Questura non mi sono mai occupato della ricerca dei documenti e non mi sono mai interessato di quanto accadeva al Vittoriale, dove era soprintendente dalla morte di d’Annunzio, avvenuta come è noto nel 1938, quell’originale di Gian Carlo Maroni che ben conoscevo. Mi sembra difficile possano ancora esistere documenti nascosti. Ricordo che lo storico inglese Denis Mack Smith riportò la frase significativa di Mussolini in cui definì Churchill suo amico ed esattamente disse: «il mio amico Churchill». Per cui si può tranquillamente affermare che i due furono sicuramente in rapporto abbastanza stretto. Può darsi che il carteggio sia stato recuperato dallo statista inglese ancora nella sua prima visita in Italia, sul lago di Como, nel primo dopoguerra; forse entrò in possesso delle copie a Gardone.