Oltre cento sindaci con deleghe per 370 riuniti due giorni per ottenere insieme finanziamenti per competere con le più forti realtà autonome
I comuni allargano i confini
Non sono arrivati i 446 sindaci attesi, non è arrivato il ministro per gli affari regionali Linda Lanzillotta, travolta nel suo incarico con il governo Prodi, ma la prima giornata di lavori della quarta assemblea dei comuni di confine, organizzata dall’Ass.comi. conf., presieduta dal sindaco di Vagolino (Brescia) Marco Scalvini, ha portato a casa un grande risultato. All’unanimità l’assemblea del centinaio di sindaci presenti, con in tasca deleghe per 370 comuni rappresentati, ha votato la modifica dello statuto che permette l’allargamento dell’associazione ai comuni di seconda fascia, cioè ai comuni limitrofi a quelli direttamente confinanti con le regioni autonome Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia o con gli stati esteri di Austria e Svizzera.«È un grande risultato perché 174 primi cittadini di altrettanti comuni, già aderenti all’associazione, decidono all’unanimità di ridurre le proprie spettanze per far entrare di diritto anche gli altri . Questo è lo spirito solidaristico, questo è lo scopo dell’associazione, nata non contro qualcuno ma per tenerci per mano e contare di più», commenta Scalvini. Da vero istrione strega la platea e strappa a più riprese applausi in una diluvio di parole pronunciate a braccio senza mai perdere il filo del discorso, portando esempi pratici, concreti e convincenti. «Un studente del mio paese che frequenta una scuola superiore lontana 27 chilometri, ma sempre in provincia di Brescia, costa alla propria famiglia ben 60 euro al mese di abbonamento per l’autobus, ma se va alla scuola superiore che è nel comune di Tione, in provincia di Trento, distante 40 chilometri da casa, paga 20 euro di abbonamento mensile, pur percorrendo più chilometri, perché la fortunata e autonoma provincia confinante interviene economicamente. La stessa cosa per le rette dell’asilo, che costano il 40 per cento in meno oltre confine, ma io che spendo come comune già 35 mila euro all’anno per calmierare le rette, non posso permettermi di essere in concorrenza con l’asilo che è di là del ponte a 50 metri dal mio, sorretto dai contributi di Trento, e sono costretto a chiuderlo», aggiunge Scalvini.Lo stesso meccanismo si riprete per l’acquisto di testi scolastici, le mense e l’università, per la prima casa, per aprire una nuova azienda, per rinnovare le attrezzature, per sostenere un piccolo negozio o qualsiasi attività commerciale: logico che tutti lascino questa miseria per andare verso l’America di là del ponte.Lo “zio” d’America è il senatore Sergio Divina, della Lega Nord, che è trentino, ma si è preso a cuore i problemi dell’Ass.comi. conf. facendo votare un ordine del giorno da entrambi i rami del Parlamento che impegna il governo al momento dell’emanazione dei decreti per l’attuazione della legge a riconoscere i diritti dei comuni di seconda fascia e a integrare il fondo dei contributi con 10 milioni di euro nel 2008, e con 5 milioni ciascuno per gli anni 2009 e 2010.«Chiederemo che il fondo di 25 milioni di euro del 2007 non sia provvisorio ma diventi permanente, che venga integrato e distribuito secondo alcune indicazioni che tengano conto di dare più soldi ai comuni più piccoli e con maggior superficie territoriale, che venga considerato anche il gettito Irpef, che sia fissato un tetto massimo per i grandi comuni di confine e che i finanziamenti siano destinati anche per progetti in spesa corrente e cioè servizi sociali, scuole, asili, assistenza e per tutto ciò che concorre a migliorare la qualità della vita. Ma devono essere i comuni a decidere come usarli, non le Regioni o le Province», tuona Scalvini fra gli applausi della platea.