venerdì, Marzo 29, 2024
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Le magagne della struttura (consegnata un anno fa) rischiano di far saltare l'attrazione clou del Carnevale Nel capannone di S.Giorgio impossibile lavorare in sicurezza

I costruttori di carri dicono «Basta!»

I costruttori dei carri di carnevale sono stufi di sospendere il lavoro quando piove: il capannone a S.Giorgio dove operano, ultimato un anno fa, continua a fare acqua. Lo sono a tal punto che hanno deciso di bloccare l’attività fino a quando non verrà riparato il tetto «colabrodo». Non scherzano: proseguiranno nella protesta anche se ciò significherà far saltare la sfilata clou della manifestazione allegorica.Mario Matteotti, presidente del comitato carri, è categorico: «Non possiamo resistere per ore in questo ambiente umido con le pareti intrise di pioggia. Ne va della nostra salute. Ma l’aspetto più preoccupante è la sicurezza. Sulle apparecchiature elettriche cade in continuazione l’acqua piovana. Speriamo che interruttori e prese siano a tenuta stagna, ma c’è ugualmente paura della «scossa» per via del capannone realizzato completamente in lastre metalliche. Come si fa a usare il trapano elettrico, la saldatrice o la mola a disco con i piedi nell’acqua? Sarebbe non osservare le più elementari norme di prevenzione e le cronache riportano frequentemente a quali conseguenze potremmo andare incontro. Vi è poi il problema della conservazione dei carri realizzati in gran parte con la cartapesta, che sicuramente si deterioreranno rimanendo per tanto tempo in un luogo umido. Se il Gran Carnevale subirà un flop – sentenzia Mario Matteotti – la colpa ricadrà sul Comune, proprietario del capannone. E’ da marzo, da quando si sono verificate le prime infiltrazioni, che ho segnalato il problema all’assessore competente ed all’Ufficio tecnico. Da allora ho ricevuto solo promesse ed il risultato lo si ha nei giorni di maltempo. La scorsa settimana, dopo l’ennesimo mio sollecito, il responsabile dell’ufficio tecnico comunale ha inviato una lettera di diffida alla ditta roveretana costruttrice del capannone ed al direttore dei lavori, un professionista arcense, con la quale sollecita un intervento risolutivo per il tetto e per le altre magagne riscontrate. Nel frattempo è piovuto ancora e l’acqua è penetrata nuovamente tra i carri in preparazione. Basta, noi ci fermiamo finché. la situazione sarà normale». «Vorrei rivolgere delle domande agli amministratori e ai tecnici comunali – concluce Matteotti -. Come è possibile che un capannone ultimato nel novembre 2002 e costato circa 600 milioni di vecchie lire, dopo poco tempo richieda delle riparazioni al tetto? È stato collaudato e con quale esito? Generalmente vale un lungo periodo di garanzia per le nuove costruzioni. Vale anche per questa?».

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