venerdì, Marzo 29, 2024
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Edicole, croci e capitelli sacri ricordano l’ antica devozione

I documenti più vecchi risalgono al XIII secolo

La riscoperta di un passato che nello scorrere del tempo è ancora presente tra le pieghe del territorio lo si può «scoprire» certe volte, anche riscoprire nei capitelli edificati dagli avi sul territorio. È infatti l’espressione di una religiosità calata in un preciso contesto storico e culturale. Il territorio di Lazise, che ovviamente comprende anche le frazioni di Colà e Pacengo, è assai ricco di questi manufatti. Per la precisione ne esistono ben 67 nel capoluogo, 39 nella parrocchia di San Giorgio in Colà e 23 nella parrocchia di San Giovanni Battista in Pacengo. Questa è in breve la schedatura che l’associazione Francesco Fontana ebbe a fare nel 1994, allorquando dette alle stampe il primo quaderno dell’associazione intitolato appunto «I capitelli di Lazise, Colà e Pacengo». È difficile comunque stabilire l’epoca in cui è stata costruita la maggior parte dei capitelli esistenti sul territorio. Non vi è infatti una esauriente documentazione di archivio. Per le opere più recenti è necessario quindi fare riferimento alle testimonianze orali dei proprietari o di coloro che sono a conoscenza delle vicende che portarono alla loro edificazione. «L’edicola più antica», afferma Giulio Rama nel quaderno della Francesco Fontana, «è quella della Madonna in trono, posta all’esterno di San Nicolò al porto, che risale al XIII secolo, mentre la maggior parte degli altri appartiene al Novecento. A Lazise sono ben 55 sui 67 esistenti; Colà 31 sui 39 presenti; a Pacengo 17 su 23. Le croci papali ed alcune edicole, con spiccata funzione pubblica, risalgono ai secoli XVIII e XIX. Ricordo quelle di località Vallesana e Posalta, oppure nel centro di Colà». Le date incise su alcuni capitelli con spiccata funzione pubblica, ricordano momenti significativi per la vita civile e religiosa dell’intera comunità. «L’edicola, la nicchia, la croce, l’affresco sono codici diversi attraverso i quali», sottolinea Rama, un preciso messaggio religioso diventa presente e familiare alla quotidianità dell’uomo. Sono di fatto forme di pietà individuale e collettiva: il capitello è forma di santuario domestico che permette di continuare il dialogo con il Trascendente». Sono, quindi espressioni di una vera e propria pietà popolare, spontanea, nella quale si manifestano i sentimenti più genuini del «cuore» vero ed umano della gente, anche la più modesta sia dal punto di vista culturale che sociale. Rappresentano, in sintesi, una pagina importante per comprendere la storia locale, nella quale il sacro ed il profano si fondono e diventano un vero «unicum» da tramandare ai posteri. (s.b.)

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