Un nuovo volume dello studioso Fabio Gaggia edito dal Centro studi per il territorio benacense. In 112 pagine ipotesi sulla datazione delle incisioni e interpretazioni inedite

«I graffiti sul Garda» tornano in libreria

13/03/2003 in Attualità
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Di Luca Delpozzo
Eugenio Cipriani

A volte ritor­nano, si dice, ma tal­vol­ta è pro­prio un bene che ciò acca­da. Spe­cial­mente quan­do si trat­ta di buoni lib­ri, come nel caso del vol­ume Graf­fi­ti sul Gar­da di Fabio Gag­gia (112 pagine, numerose illus­trazioni in bian­co e nero e dis­eg­ni), recen­te­mente edi­to dal Cen­tro stu­di per il ter­ri­to­rio bena­cense. Graf­fi­ti sul Gar­da , è bene speci­fi­car­lo subito, non è la sem­plice ristam­pa dell’ormai cele­bre vol­ume Le inci­sioni rupestri del pub­bli­ca­to nel 1982 e divenu­to da tem­po una rar­ità bib­li­ografi­ca nonché un pic­co­lo ogget­to di cul­to per stu­diosi, appas­sion­ati o sem­pli­ci curiosi dell’entroterra garde­sano. L’ultima fat­i­ca edi­to­ri­ale di Gag­gia, infat­ti, rap­p­re­sen­ta la sin­te­si dei numerosi stu­di effet­tuati nell’ultimo ven­ten­nio dall’autore, che non è cer­to rimas­to a riposare sug­li allori, ma che ha con­tin­u­a­to la sua ricer­ca tan­to sul ter­ri­to­rio quan­to a tavoli­no intorno alle «sue» ama­tis­sime inci­sioni. Lo schema di base è ovvi­a­mente cos­ti­tu­ito dal prece­dente vol­ume e dalle indagi­ni effet­tuate fra gli anni Ses­san­ta ed Ottan­ta dal­lo stes­so Gag­gia sot­to la gui­da del pro­fes­sor Mario Pasot­ti, indi­men­ti­ca­ta figu­ra di stu­dioso il cui spir­i­to di ricer­ca aleg­gia fra le righe dal­la pri­ma all’ultima pag­i­na del libro. Però il vol­ume di oggi offre una serie di inter­es­san­ti appro­fondi­men­ti e di oppor­tu­ni aggior­na­men­ti che lo ren­dono uno stru­men­to di lavoro indis­pens­abile per chi voglia pro­cedere nel­lo stu­dio delle tes­ti­mo­ni­anze fig­u­ra­tive incise sulle roc­ce garde­sane e una gui­da chiara e pre­cisa per col­oro che, più sem­plice­mente, inten­dono conoscer­le ed ammi­rar­le. Come sot­to­lin­ea gius­ta­mente nell’introduzione al vol­ume Gior­gio Vedovel­li, respon­s­abile del del castel­lo scaligero di Tor­ri che ospi­ta all’interno delle pro­prie sale un’esposizione ded­i­ca­ta pro­prio ai graf­fi­ti del Gar­da, nel libro «com­pare uno degli aspet­ti meno stu­diati di tut­to il vas­to e com­p­lesso argo­men­to dei graf­fi­ti e cioè la datazione degli stes­si, qui affronta­ta in maniera sis­tem­at­i­ca e sci­en­tifi­ca, con il ten­ta­ti­vo inoltre di decifrare e inter­pretare due inci­sioni rupestri bena­cen­si: la cosid­det­ta Pietra del­la luna, a Cavrie di Tor­ri del Bena­co, e la Pietra di San Sevi­no, a Maner­ba del Gar­da, con l’aiuto incro­ci­a­to di arche­olo­gia, let­ter­atu­ra orale popo­lare e cul­tura eccle­si­as­ti­ca». Com­paiono poi altri stu­di, per­al­tro già edi­ti ma per motivi vari ris­er­vati ad un numero ristret­to di appas­sion­ati, vale a dire quel­li riguardan­ti le cro­ci di con­fine e il gio­co del mer­lér, con ciò rib­aden­do l’importanza che assumono anche le inci­sioni non preis­toriche. I seg­ni dell’epoca preis­tor­i­ca, con­trari­a­mente a quan­to alcu­ni potreb­bero essere indot­ti a credere, sono tutt’altro che numerosi, com­pli­ci l’erosione delle tenere roc­ce cal­ca­ree usate come tav­o­lette di scrit­tura. Ciò nul­la toglie, però, all’importanza delle inci­sioni di epoca stor­i­ca, che cos­ti­tu­is­cono comunque dei capi­toli ril­e­van­ti del­la nos­tra sto­ria locale. La pub­bli­cazione di quest’opera, il suo sicuro suc­ces­so di pub­bli­co e l’interesse che sus­citerà sono tut­ti ele­men­ti che porter­an­no ad una mag­giore fre­quen­tazione delle local­ità inter­es­sate dal­la pre­sen­za dei graf­fi­ti. Con­seguente­mente diven­terà impro­cras­tin­abile un inter­ven­to, per­al­tro già ampia­mente ven­ti­la­to, di val­oriz­zazione cul­tur­ale glob­ale e soprat­tut­to di sal­va­guardia di questo pat­ri­mo­nio che, fra l’altro, sorge in buona parte — il rifer­i­men­to va in modo par­ti­co­lare alle inci­sioni del Monte Lup­pia — in un ter­ri­to­rio che già rien­tra in un piano di tutela ambi­en­tale.

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